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PD:VERSO LA ROTTURA.LA SPACCATURA E’ NEI FATTI.IL TRIO ROSSI-SPERANZA-EMILIANO DA’ L’ULTIMATUM!

Sembra proprio finita. Ai durissimi attacchi sferrati a Renzi dal trio Rossi-Speranza-Emiliano (quest’ultimo il più applaudito) dl fronte renziano si respinge ogni ultimatum: “Questa mattina toni e parole che nulla hanno anche fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili” afferma il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che attraverso un tweet ha commentato le  parole degli esponenti della minoranza dem.

Domani si tiene l’Assemblea nazionale e con ogni probabilità il segretario confermerà il Congresso ad aprile-maggio. Ma sembra chiaro che ormai non è questione di calendario e neppure di garanzia sull’ppoggio al governo Gentiloni: il punto è proprio la permanenza di Renzi alla guida del Pd.

Stamane a Roma, dunque, l’assemblea dei bersaniani. Molta gente, anche fuori dal teatro Vittoria.

La kermesse è cominciata sulle note di Bandiera Rossa e le immagini di Guerre Stellari dove viene pronunciata la celebre frase ‘Devi sentire la forza intorno a te’. In prima fila siedono Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema. Tra gli altri dem presenti al teatro Vittoria ci sono Nico Stumpo, Francesco Boccia, Guglielmo Epifani Davide Zoggia, Maurizio Migliavacca, oltre ai senatori dem Federico Fornaro e Miguel Gotor.

Rossi: non siamo disponibili a che il Pd diventi il Pd di Renzi

“Siamo mossi da un’inquietudine verso il presente – questo virus non ce l’ha tolto ancora nessuno – e dall’inquietudine che il nostro partito ci suggerisce. Il nostro nemico sia chiaro è la destra, mondiale e italiana. Occorre una svolta politica, un partito partigiano che sta dalla parte del lavoro e dei lavoratori: da qui dobbiamo ripartire”. Così il governatore della Toscana Enrico Rossi, aprendo l’assemblea. “Abbiamo bisogno di un partito partigiano dalla parte dei lavoratori”, ha aggiunto Rossi. Sui tempi il governatore ha usato parole poco concilianti: “Se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire”. “Io – ha aggiunto il governatore toscano – credo che il governo deve essere sostenuto e messo in condizioni di lavorare fino alla scadenza della legislatura. Penso che la conferenza programmatica proposta dal compagno Orlando si debba fare”. Ha avvertito Rossi: “Non siamo disposti a partecipare ulteriormente alla trasformazione del Pd nel partito di Renzi”. E se l’obiettivo è fare ciò che “Macron sta facendo in Francia”, con una politica “neo-reganiana, questa forza non sarebbe il Pd. La spaccatura sarebbe nei fatti”.

Speranza: No ad un congresso rivincita

“Questo ‘noi’ ce lo porteremo dietro qualunque cosa accada. Che me ne frega del calendario o del nome del leader”. Roberto Speranza interviene al convegno della minoranza Pd innanzitutto ringraziando Enrico Rossi per aver condiviso l’iniziativa di lancio della sua candidatura e ha raccontata di una telefonata stamane con Renzi: “Gli ho fatto una domanda: ma la vediamo solo noi questa scissione, che c’è già stata in una parte larga del nostro mondo? O il congresso è l’ultima opportunità per tenere assieme i nostri mondi, o non ce la faremo”. “Sui mille giorni a guida Renzi, la mia sensazione è che sono state rottamate le persone ma non le idee sbagliate che ci sono state. E a questo serve il congresso, a superare le idee sbagliate. La domanda di fondo – secondo Speranza – è sul Pd: è il Pd nella condizioni di svolgere questa funzione nel Nostro paese? È lo strumento giusto per fare da argine all’avanzata dei populismi e degli estremismi?”.  “Qualsiasi scelta si debba compiere non sarà in contraddizione con lo spirito dell’Ulivo, i valori della sinistra democratica e del cattolicesimo riformista”. “Se il congresso del Pd non sarà  una opportunità, un tentativo per rimettere insieme un mondo, non avrà senso. In un congresso plebiscito, o di rivincita, non mi interessa entrare in nessun modo”.

Emiliano, ho sostenuto Renzi, mi scuso

“Ero uno dei sostenitori di Renzi. Scusatemi, mi scuso con tutti voi. Ma non c’erano altre proposte, quindi autocriticatevi”. Lo ha detto Michele Emiliano presidente della Puglia e candidato alla segreteria del Pd, all’assemblea della sinistra del Pd. “Si vuole fare una conta in poche settimane per riconsegnare il comando al segretario, noi non ci stiamo”. “Non rinuncio al Partito democratico per l’arroganza e la prepotenza di chi pensa di cancellare tutto per calcolo politico o perché non gli conviene”. “Di fronte a una situazione molto meno grave di quella in cui si trova oggi Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani si è dimesso e ha consentito al partito di superare le difficoltà. Se quel partito è sopravvissuto ed ha dato la possibilità a Renzi di diventare presidente del consiglio è perché il suo segretario è stato capace di vincere il personalismo e di vivere la politica come comunità”. “Un segretario di partito- aggiunge Emiliano- non è una persona che ha paura del confronto e teme che chi ha idee diverse dalle sue possa avere consenso e che passi il tempo. Che paura ha Matteo Renzi del passare del tempo?”, chiede Emiliano. La platea del teatro Vittoria ha applaudito a lungo Bersani.  “Se la conferenza programmatica dovesse avere successo, Renzi si potrebbe convincere che è meglio se non lo fa più il segretario. Può anche essere. E può essere che si trovi un candidato unitario. Non è che i partiti serva a prendersi a calci sugli stinchi, a fare il calcio fiorentino”.

“Se Renzi telefona per dire che lui e’ d’accordo con quello che gli si propone sicuramente questo apre un processo politico che porta verso il congresso nei tempi ordinari, normali. Se Renzi vuole tirare diritto per la sua strada e’ chiaro che noi non possiamo accettare questa prepotenza. Le cose sono chiarissime, la questione e’ nelle mani del segretario del partito” ha detto invece a margine della kermesse Massimo D’Alema che domani non sarà all’assemblea del Pd.

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