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RIAPRE IL CIMITERO DELLE FONTANELLE: VIAGGIO NELLA NAPOLI STORICA E SOTTERRANEA

Dopo decenni di chiusura e dopo numerosi annunci di inaugurazione rinviati, finalmente ha riaperto il Cimitero delle Fontanelle e sarà visitabile.

Il gigantesco ossario è un’immensa cavità di tufo nel cuore del quartiere di cui porta il nome ed in esso si conservano teschi, femori, tibie e peroni accatastati nella penombra, dando luogo ad uno scenario senza eguali, che ha ispirato nei secoli un immaginario sospeso a metà tra cristianesimo e paganesimo. In questa atmosfera irreale è nato un particolare tipo di culto dei morti, presente solo nella nostra città, pieno di leggende e rituali, mistero e superstizione, in un labile confine tra mondo dei viventi e dei trapassati, dove è ipotizzabile il magico contatto tra due dimensioni che normalmente non si toccano e che da noi convivono senza problemi.

Una visita a questo luogo straordinario sospeso tra fede e magia è un’esperienza indimenticabile e per tantissimi napoletani sarà la prima volta. Un’attrazione turistica senza eguali che torna usufruibile dopo una criminale chiusura ventennale, che la dice lunga sulle capacità dei nostri amministratori.

Napoli, nella sua storia plurimillenaria è stata sempre linea di demarcazione tra Oriente ed Occidente, tra cielo e terra, tra realtà e fantasia. Una civiltà impregnata di luce e buio e fondamentalmente ancora visceralmente pagana, che celebra i suoi riti pre cristiani in San Pietro ad Aram, al Purgatorio ad Arco e da domani, di nuovo, nel Cimitero delle Fontanelle. Un mondo sospeso su un dedalo inestricabile di caverne sotterranee, fantasmagorico crocevia di miti e leggende, dalla Sibilla cumana a centinaia di santi e beati. Una città dove la frequentazione con i morti è stata quotidiana e del tutto naturale e dove vi è stata sempre una particolare attenzione per le anime abbandonate o pezzentelle.

Dove fede cattolica e ritualità arcaiche sono andate a braccetto senza che nessuno gridasse allo scandalo o al sacrilegio. Dove il dialogo con i teschi, il lucidarne amorevolmente la fronte o il chiedere consiglio sono per larga fetta della popolazione, anche colta, pratica quotidiana.

Speriamo che possa costituire un potente richiamo per i turisti.

QUATTRO PASSI NEL RIONE SANITÀ:

Dove finiscono i “Vergini”, comincia la “Sanità” che continua fin sotto la collina di Capodimonte. Il rione si sviluppò nel 1500, ma già i primi cristiani lo avevano prescelto per radicare a Napoli il culto nascente di Gesù.
In questo luogo ci sono le più belle catacombe del Sud, quelle di San Gaudioso, San Severo e San Gennaro: quest’ultima è collegata con la prima basilica dedicata a “San Gennaro fuori le mura” sin dal IV secolo, da cui si accede anche dal cortile dell’Ospedale San Gennaro dei Poveri, ex lazzaretto per i malati di peste costruito  mille anni dopo, ancora oggi in piena attività, nel cui sottosuolo si diramano  i sepolcri del cimitero delle Fontanelle,  sacro luogo magico il cui  culto dei morti ha ispirato le più belle pagine della moderna ricerca antropologica.
Qua e là ci si imbatte in palazzi storici come quello del “Sanfelice” e dello“Spagnuolo”, ma anche nella casa natale di Totò e di Sant’Alfonso de’ Liguori. Insomma, arte e cultura giganteggiano nonostante le condizioni negative chegravano su questo quartiere definito marginale, sebbene si trovi nel cuore della città.
C’è ancora molto da scoprire, magari accompagnati dai volontari delle associazioni “Celanapoli”  e “ La Paranza” che guidano i visitatori dentro i bassi, fra i vicoli che si distaccano dal corpo principale tutto proteso in salita. E per di più, proprio qui  si sta sviluppando attualmente, sulla scia delle vecchie pizzerie, il nuovo polo del buon mangiare a Napoli.
Tutto ruota intorno alla storia di Concettina la pizzaiola ai Tre Santi raffigurati in una straordinaria edicola votiva che aspetta di essere restaurata. Si tratta di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori,  vescovo che amava predicare in dialetto per farsi  capire meglio dai fedeli, San Vincenzo Ferreri, il cui culto fu portato a Napoli dagli Spagnoli, e Sant’Anna, la madre della Madonna, venerata nel rione come Santa Maria Antesaecula.
Nel 1951 Concettina Oliva aprì la sua pizzeria nei bassi adiacenti a questo tempietto. Da allora il fuoco non si è mai spento. Passò la pala e la padella per friggere ai figli ed ai nipoti. Oggi c’è la quarta generazione ai comandi di Ciro, appena ventenne, che governa le scelte e progetta il futuro, coadiuvato da papà Tonino e dallo zio Salvatore, depositari dell’arte.
                                                                      via Vergini
                                                             ponte della Sanità
                                                Santa Maria della Sanità

 

Nel rione Sanità la pizza è diventata attrattore di nuove energie, veicolo di scambi culturali e gastronomici non soltanto con il resto della città, ma anche con flussi turistici provenienti da ogni parte.  L’idea è quella di creare un grande circuito in cui la riscoperta dell’archeologia paleocristiana e dell’arte rinascimentale possa viaggiare insieme alle nuove frontiere del gusto affidate alla pietanza più identitaria e rassicurante che ci sia.
E c’è pure la Pizza Sospesa, l’offerta di chiunque, cioè, voglia lasciare, com’è  d’uso per il caffè, una pizza per chi non ha la possibilità di comprarla. Pizza, cultura e solidarietà, dunque. Perciò la rivoluzione avviata daCiro Oliva, il pizzaiolo del Rione Sanità, apre l’orizzonte  a scenari di grande ottimismo in uno dei quartieri più difficili, ma anche più spettacolari, di Napoli.
Il quartiere è quello raccontato da una famosa commedia di Eduardo: la storia di un «sindaco» alle prese con un’idea di giustizia molto personale. «Al primo colpo d’occhio» dice Giovanni Maraviglia, «si nota parecchio il caos, spesso anche la sporcizia, ma il Rione Sanità può rivelarsi, a conoscerlo meglio, un’autentica sorpresa: conserva una genuinità ed un senso d’ accoglienza che altrove non è così semplice trovare». Giovanni vive nel quartiere («anche se non ci sono nato, ho messo radici qui») ed è uno dei protagonisti dell’avventura che ha dato negli ultimi anni una scossa più che benefica alla zona. È presidente della cooperativa sociale «La Paranza», nata nel 2006 su spinta del parroco don Antonio Loffredo, impegnato da anni sul territorio.
Don Antonio ha raccontato la sua esperienza con i ragazzi del Rione in un libro recente, Noi del Rione Sanità, pubblicato da Mondadori: «È un uomo geniale e generoso» dice Giovanni, «io sono cresciuto con lui, mi ha aperto la mente e grazie a lui ho potuto veder nascere a Napoli una serie di iniziative dai risultati eccezionali». Nel suo libro, don Antonio, a proposito del Rione, scrive: «Questo è il luogo dove si conservano le tradizioni, la veracità del popolo napoletano, le origini di tutte le sue caratterizzazioni. È un coacervo delle sue qualità e delle sue disgrazie. In questi vicoli scorre linfa vitale mista a veleno. La cultura sposa la miseria, la storia blandisce la disperazione, la speranza trascolora nella rassegnazione. Da queste parti si dice “Arò fa notte, fa juorno” , “dove cala la notte spunta il giorno”, per descrivere l’immutabilità, la paralisi, l’assenza di cambiamento. Mi piace pensare, tuttavia, che questo detto indichi pure il persistere della speranza, perché dopo il buio viene sempre la luce, e ”’a nuttata”  di eduardiana memoria, prima o poi, passa».
La cooperativa «La Paranza» è una di queste occasioni di speranza: ragazze e ragazzi del Rione che si danno da fare per alimentare un progetto culturale coraggioso. «In questo quartiere, che è un po’ tagliato fuori dal centro cittadino, si trovano patrimoni archeologici ed artistici di grande valore». I ventenni della cooperativa si occupano della valorizzazione di un ampio sito catacombale: tracce di storia sotterranea che va dal II al IX secolo – affreschi e mosaici di grande bellezza. San Severo, San Gaudioso, San Gennaro – le maestose basiliche ed i tesori nascosti sotto terra. Nelle catacombe di San Gennaro, per esempio, si può visitare una vera e propria basilica sotterranea a tre navate, che conserva numerosi affreschi databili fra il V e il VI secolo dopo Cristo.Le attività dei ragazzi del Rione sono tante e non hanno a che fare solo con l’archeologia: c’è la casa di accoglienza religiosa del Monacone (un designer napoletano, Riccardo Dalisi, insieme ai giovani della «Paranza», ha progettato e riallestito gli spazi un tempo destinati ai frati); si organizzano corsi di recupero scolastico per ragazzi in difficoltà e corsi di teatro. Un progetto in atto è quello di replicare i successi della Paranza nei quartieri spagnoli: «Speriamo di riuscire a ristrutturare uno storico convento dei padri vincenziani, sotto la collina di San Martino, che è uno dei pochi polmoni verdi rimasti in città. La bellezza del paesaggio offre l’opportunità di avviare attività turistiche e di ristorazione in cui coinvolgere i ragazzi della zona». Perché il punto è questo, dice Giovanni: rimboccarsi le maniche e non rinunciare ad un’idea di futuro. Non rinunciare a Napoli: «Spesso in questa città capita di sentirsi un po’ abbandonati, quando le istituzioni o le forze pubbliche latitano, ma la rete sociale può essere più forte delle difficoltà».
       Santa Maria della Sanità ed accesso alle catacombe di San Gaudioso
                                           catacombe San Gaudioso, atrio
                                                            tomba san Gaudioso

 

 catacombe San Gaudioso, mosaico arcosolio con simbolo dei 4 evangelisti

 

                                          catacombe San Gaudioso, affresco

Una delle meraviglie da non perdere visitando il quartiere è il palazzo dello Spagnuolo dove da decenni dovrebbe sorgere il museo dedicato a Totò, mentre attualmente, ad umiliare il frontale, sostano bancarelle che vendono di tutto, oltre naturalmente a sigarette di contrabbando, al suono di musica reggae e neomelodica sparata a tutto volume.
Fu edificato a partire dal 1738 per volontà del marchese di Poppano, Nicola Moscati, unificando due precedenti edifici ricevuti in dote dalla  moglie. Il progetto è tradizionalmente attribuito all’architetto Ferdinando Sanfelice. Purtroppo, ne è andato perso il giardino che si estendeva sul retro del palazzo. L’edificio, caratterizzato dall’originale scala interna, detta “ad ali di falco”, presenta l’interno e l’esterno riccamente ornati da una decorazione a stucchi rococò, realizzata nel 1742.
Uno spettacolo è poi rappresentato  dai banchetti davanti ai portoni ed ai panieri calati per la spesa o per recuperare il bucato oltre a buche, voragini e caos: 57 rattoppi in 200 metri di strada, edicole votive che si alternano ad altarini dedicati a Totò od alla morte delle squadre di calcio rivali. Si possono  vedere la piazzetta, accanto alla chiesa di Santa Maria della Sanità, dove si esibiva il “pazzariello” Totò nell’Oro di Napolio le scale dove Sofia Loren girò il primo episodio di Ieri,Oggi e Domani, il film di Vittorio De Sica nel qualeimpersonava una contrabbandiera di sigarette che sfornava un bambino all’anno per non essere arrestata: oggi, purtroppo, i bassi che si affacciano sulle scale sono  abitati  da un gruppo di trans dai labbroni rifatti e la voce sguaiata.
Questo e tanto altro è la Sanità: ne è salvo il nome che ricorda il tempo in cui era un luogo salubre, ma oggi è lo specchio di una società che cerca di resistere allo sfacelo dei corpi e delle anime.
                                                        cimitero delle Fontanelle

 

                                               cimitero delle Fontanelle

 

                                  cimitero Fontanelle,per grazia ricevuta

 

                                                catacombe San Gennaro

 

                     catacombe San Gennaro e vasca battesimale

 

            catacombe San Gennaro, affresco raffigurante il Santo

 

                                    San Gennaro extramoenia

 

                                          palazzo Sanfelice

 

                                        palazzo Sanfelice

 

                       palazzo Sanfelice

 

                           palazzo dello Spagnolo

 

                         palazzo dello Spagnolo

 

                           palazzo dello Spagnolo

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