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SALVINI, LA LEGA E QUELLA NAPOLI CHE NON HA DIMENTICATO

La risposta di Napoli a Salvini è stata uno schiaffo democratico: migliaia in piazza per dire di ‘’No’’ al leader leghista. Una variegata rappresentanza di tutta la società civile e politica della città partenopea, dai collettivi studenteschi ai partiti tradizionali, passando per le sigle sindacali.
Ma andiamo con ordine.
I giorni che anticipano l’evento non sono dei più  ben auguranti per il leader leghista: contestato e fischiato all’arrivo alla sede de ‘’Il Mattino’’; poi la clamorosa decisione del Prefetto Pantalone di annullare l’evento alla Mostra, dopo il parere negativo del Comune di Napoli (gestore dell’edificio), e conseguente intervento risolutore del Ministro Minniti che, in nome di una democrazia che Salvini non sembra certo apprezzare, colloca l’evento all’’interno della Mostra per questioni di ordine pubblico.
Il corteo parte da Pz. Sannazaro, Mergellina. Si snoda e diventa assordante nel tunnel che conduce a Fuorigrotta; musica, balli e tanti artisti accompagno serpentone umano, gioiosa e pacifico.
Si chiede a Salvini di ’’lasciare Napoli’’; il microfono passa di mano in mano, ognuno ha la possibilità di esporre le proprie opinioni: si contesta, e tanto, la decisione di fare lo stesso l’evento alla Mostra, nonostante gli annunciati possibili problemi di ordine pubblico.
De Magistris, che alla fine ha disertato la piazza, ha parlato di :’’Commissariamento del Governo’’, per la decisione di scavalcare il parere negativo del comune e dare comunque l’autorizzazione. Salvini lo attacca dalla convention: ‘’Lo porto in tribunale, e dopo i rom libereremmo le città dai centri sociali’’. Il leader leghista non intende, nonostante stiano divampando gli scontri all’esterno della Mostra, smorzare i toni: ‘’Andiamoci a prendere Piazza Plebiscito’’
Gli sconti con la polizia sono duri, vola di tutto. Tra i manifestanti, si scorgono gruppi ultras e antagonisti. Piazzale Tecchio si difende come può: i commercianti chiudono i negozi, i passanti cercano riparo; la polizia carica; alla fine il bilancio parlerà di 34 contusi e 3 arresti.
Ma perché Napoli dovrebbe dimenticare, in un sol colpo, le angherie, le offese e gli insulti subiti? Caro Matteo Salvini, ci siamo già ‘’conosciuti’’, e non ci siamo piaciuti.
La Lega nasce come movimento indipendentista che chiede la creazione della ‘’Padania’’ (Art.1 dello Statuto Verde); per anni l’imprenditoria del Nord si è cibata della manodopera meridionale costretta ad emigrare a causa dei continui dirottamenti dei fondi dello Stato Centrale dal Sud al settentrione. E quando poi, la Lega, è divenuta partito di Governo, con Berlusconi, il Nord ha avuto la possibilità di accelerare la propria crescita e il Sud è stato lasciato al proprio destino.
È la famosa ‘’Questione Meridionale’’.
Salvini, nel suo delirio di onnipotenza e di sogno di un ‘’lepenismo’’ all’italiana, prova a tirare la rete a Napoli e al Sud.
C’è poi, certamente, una ampia problematica: Salvini cerca il consenso al Sud dove la crisi morde di più, cercando di scatenare una guerra tra poveri. Ma Napoli vuole anche presentarsi come avanguardia di accoglienza e fratellanza, binomio che poi è di fatto la storia di questa città. Le sue accuse, il suo veleno, non riescono a scalfire la natura del napoletano. Venga pure a Piazza del Plebiscito, Napoli, in nome di quella grandezza, darà la possibilità a tutti di prendere un microfono in mano.
Ma poi anche di non crederci.

                                                                                                         Mario Cassese

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