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Sanità, sovraffollamento e nuovo direttore del carcere: gli ex detenuti in presidio a Poggioreale

Questa mattina, 29 settembre, gli ex detenuti organizzati di Napoli insieme all’ex Opg occupato “Je so pazz” e a Gioco di squadra Onlus, hanno dato vita a un presidio all’esterno del carcere di Poggioreale. Diverse le ragioni che hanno indotto Pietro Ioia, storico attivista per i diritti dei detenuti, a convocare una manifestazione silenziosa quanto efficace. Mercoledì 4 ottobre una delegazione composta da membri delle tre associazioni entrerà in carcere per parlare di sanità dietro le sbarre, sovraffollamento e presunti pestaggi ai danni dei detenuti. Dal carcere, tramite un commissario della Penitenziaria, fanno sapere che tutto scorre tranquillamente, che il sovraffollamento non è causato dal carcere e che una manifestazione sarebbe da tenersi magari a Roma (dove si decide) e non a Poggioreale che, come ogni carcere, è ultimo anello della catena della giustizia.

La metratura delle celle e i detenuti che possono accogliere è stabilito infatti dal Dap ma Ioia non ha mancato di far notare l’anomalia riscontrata poche settimane fa al padiglione Milano, in cui in una cella erano stipati nove detenuti con letti a castello su tre livelli. Quanto ai pestaggi, questi sono stati smentiti sebbene si sia specificato che talvolta è necessario intervenire per reprimere situazioni difficili. Sulle motivazioni che hanno portato gli ex detenuti in piazza si è soffermato il leader degli ex D.O.N. Pietro Ioia: “La ragione di questo presidio sta nel fatto che stiamo ricevendo parecchie lettere da detenuti ammalati e qualche altro recluso sostiene di essere stato picchiato. Vogliamo essere ricevuti dal dirigente sanitario e dal comandante – ha aggiunto Ioia – anche per sapere quando sarà possibile vedere il nuovo direttore. Continueremo a manifestare, oggi non potremo inviare una delegazione all’interno in quanto mancano il dirigente sanitario e il vicario ma entreremo mercoledì. Quanto al nuovo direttore, speriamo che entro la prossima settimana possa essere nominato e insediarsi. Poggioreale si sta di nuovo sovraffolando –ha concluso – parliamo di oltre 2000 detenuti su una capienza di 1600. Occorrono seri provvedimenti, Poggioreale è un carcere difficile che continueremo a marcare stretto. Non abbasseremo la guardia”.
Sul fronte della sanità dietro le sbarre si è invece soffermata Carmela Esposito, presidente di Gioco di Squadra Onlus, attiva sul territorio di San Giorgio a Cremano ma da sempre vicina alla realtà carceraria finanche a livello nazionale. Carmela Esposito ha ricordato in particolare come i detenuti non siano curati e ciò che la sanità pubblica, di fatto, rifiuta di fare per garantire i loro diritti: “Molti detenuti non vengono trasferiti in ospedale perché non ci sono posti. L’ospedale Pascale deve aprire assolutamente il padiglione detentivo, cosa che si rifiuta di fare non garantendo i ricoveri ma solo fino al pre-ricovero. Non è possibile che un detenuto va a fare la chemio e subito dopo viene riportato in cella. Alcuni fanno la terapia negli stessi giorni dei colloqui, a cui i detenuti si presentano ugualmente per non far pensare ai parenti che stanno male”. Ma non c’è solo il cancro: “Vi sono poi detenuti diabetici – ha continuato l’attivista – che dovrebbero mangiare diversamente dagli altri mentre sappiamo per certo che viene fatta la richiesta ed è puntualmente disattesa. Le celle, inoltre, non possono includere assieme detenuti sani e affetti da malattie infettive, in quanto si abbassano le difese immunitarie mettendo a rischio la salute di tutti. Ci avviciniamo al mese di ottobre, dedicato alla prevenzione ma come al solito i reclusi sono sempre esclusi, anche se non c’è nessuna legge che lo preveda”. Infine una stilettata a parte del mondo politico: “Non possiamo affidarci a chi fa le passerelle come alcuni politici e associazioni o a chi chiede soldi ai detenuti. Occorre presentare un progetto serio alla Comunità Europea per evitare che chi finisce di scontare la pena, una volta a casa, si rende conto di doverne scontare un’altra: il cancro in stato avanzato perché non è stata fatta la prevenzione. Inoltre in carcere non arrivano i farmaci anche per chi è cardiopatico. Col passaggio della sanità penitenziaria dallo Stato alle Regioni abbiamo fatto enormi passi indietro. Di questo parleremo mercoledì quando entreremo nel carcere di Poggioreale”.

Fabrizio Ferrante

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