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“SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO”: IL ROMANZO DI CARMEN PELLEGRINO, DOVE LE LETTERE FINISCONO IN BOTTIGLIA

E’ una storia particolare, quella raccontata nel libro di Carmen Pellegrino, intitolato: “Se mi tornassi questa sera accanto” che deve questa intestazione a un verso di una poesia di Alfonso Gatto dedicata al padre. E la poesia alimenta la narrazione, grazie ai versi di Montale e dalla Dickinson, da Dante fino alla Gualtieri e a Nedda Falzolgher: la poesia per la Pellegrino è ” questa cosa che è di tutti e che sbaraglia i muri di confine, può rendere la vita più lieta , più riuscita”.Il racconto narra di una figlia che un giorno è andata via di casa e non vi è più tornata, e di padre che non ha mai smesso di inviarle messaggi. Quel  padre  potrebbe essere raffigurato dall’uomo con cappello e soprabito, arrampicato sopra una scala appoggiata a una siepe o un muro, immobile a guardare oltre o dietro di sé, secondo la suggestiva figura della copertina firmata da Rodney Smith. Giosuè è un vecchio militante di sinistra, segnato dalla disillusione storica e personale, un uomo solo e disincantato che cerca le voci del suo passato per non esserne travolto dagli eventi .Il libro guida la figura di un padre che opprime la figlia   “senza mai domandarsi se avesse bisogni, aspirazioni o soltanto desideri”, di   una madre ferita a morte dalla vita che può anche essere un laccio capace di stringere e soffocare in silenzio.

Il padre ha deciso di “ scriverti tutte le volte che posso, da oggi fino a Natale”, chissà se Lulù riceverà mai quelle lettere. I messaggi finiscono in bottiglia, li rapisce l’acqua del fiume per portarli chissà dove. La comunicazione tradizionale subisce lo scacco matto, si reinventa in un groviglio di parole che cerca di abbattere le distanze e il dolore in un involucro di vetro.

” Se mi tornassi questa sera accanto” è un libro importante perchè ha un incipit particolare che prende spunto dalla poesia “A mio padre” di Alfonso Gatto e dove si legge che :” In quel momento Lulù pensò a quanto sia complicata la vita per i figli dell’uomo, che cercano il perdono definitivo per quello che fanno, ma non perdonano mai se stessi per quello che non hanno fatto. E poi c’era questa cosa che la tormentava da quando aveva memoria, questa riluttanza o forse incapacità degli uomini di dire una parola che ripara, la parola che aggiusta”.Quanti padri oggi sono distanti dai figli che non accettano perchè diversi o che peggio, non hanno mai riconosciuto dalla nascita, come se i figli fossero una colpa da cancellare. A volte esistono delle distanze enormi da riempire fra esseri umani, fra padri e figli.

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