Cultura

Se qualcuno cercasse di me…

Un esordio letterario di successo per Carlo Fedele, napoletano, classe 1957, che ieri ha presentato, presso la libreria “Intramoenia”, il suo primo apprezzatissimo libro di poesie intitolato “Se qualcuno cercasse me”.

Affollata la saletta che ha ospitato la presentazione, allietata da piacevoli interludi musicali offerti dal musicista Gianni Lamagna, che ha interpretato una poesia di Fedele intitolata “Nella Terra dei Fuochi non se vede mai a’ luna”

Notevole la partecipazione e l’apprezzamento espresso dai relatori, tra i quali lo scrittore Tonino Scala, l’editrice  Stefania Spisto e l’amico di una vita, ovvero Antonio Salzano, conosciuto molti anni or sono  in ambito lavorativo. Accurato e brillante l’intervento del prof. Samuele Ciambriello che, come amico e mentore del novello poeta, ha saputo interpretarne  i pensieri, scandagliarne i sentimenti espressi in maniera candida e sorprendente nelle sue suggestive liriche.

«Un viaggio nelle poesie di Carlo Fedele – ha dichiarato il professor Ciambriello – in queste vere e proprie fotografie della realtà, conduce verso periferie esistenziali e nella memoria delle speranze dell’umanità». Un libro sulla speranza dunque, speranza di una società migliore, più equa, sognata da un laico che non ama essere etichettato come comunista, ma con un profondo senso religioso. E poiché la speranza ha due figli, quali l’indignazione e il coraggio, questo libro lascia emergere tutta l’indignazione  e il coraggio di Carlo nel denunciare l’ipocrisia e il dolore di una società in cui le disuguaglianze sociali e il consumismo sfrenato sembrano avere la meglio sul valore dell’individuo.

Un idealista quindi che, lontano dalla retorica, dall’indifferenza o dalla rassegnazione, non rinuncia ad esprimere sdegno, stupore, afflato verso gli ultimi, i negletti, i derelitti  (come nella poesia “A vanvera”). L’amore, nella sua accezione più universale (verso una donna, una passione, un amico o l’intera umanità), è così affrontato nelle sua diverse sfumature, senza retorica, senza leziosità. Di certo l’amicizia, come attesta la nutrita presenza  di conoscenti e amici in sala, costituisce un caposaldo della sua esistenza.

«I versi di Carlo mi ricordano quelli di Viviani – ha dichiarato Antonio Salzano – Le poesie in napoletano sono un suo marchio d’identità poiché si allontanano dalla solita oleografia legata alla città di Napoli».

Entusiasta l’editrice: «Questo libro di poesie lascia evincere la profondità d’animo e la crescita personale dell’autore, la cui cifra stilistica, da “partenopeo doc”, come si definisce è nelle liriche in dialetto napoletano».

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