Cultura

Si è conclusa la nona edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli: ecco i vincitori

Un viaggio intorno al mondo attraverso parole ed immagini che raccontano resistenze e battaglie per la verità. La nona edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli si è conclusa portando avanti quello che da anni fa con impegno e coraggio: far conoscere storie e lotte spesso silenziate, accendendo riflettori su tematiche dimenticate e lontane. Napoli per una settimana è diventata simbolo di riscatto e giustizia accogliendo attivisti, personaggi, protagonisti “ribelli” e voci di protesta. “Mari, muri e filo spinato”, quest’anno ha attraversato con le sue “gambe lunghe” strade, università, scuole raggiungendo giovani e meno giovani con i suoi film, dibattiti, incontri e discussioni. Tante le tematiche affrontate durante i 7 giorni del Festival: migranti, uranio impoverito, disagio mentale, tortura, guerra, stragi silenti, accoglienza. Ospiti illustri hanno preso parte alla kermesse, “regalandosi” ad un pubblico rapito e numeroso: da Ilaria Cucchi che, all’ex Opg Occupato ha raccontato la sua esperienza dolorosa con la giustizia, ad Erri De Luca che ha incantato con le sue parole più belle, per arrivare al sindaco di Riace, Domenico Lucano, testimone di lotta e determinazione. “Sei giorni sono pochini, -dichiarano i promotori nella serata di premiazione- ma potrebbero anche essere tanti se non si ha in testa un’idea di ciò che si vuole dire. Noi organizzatori siamo un gruppo di persone molto diverse tra loro, con idee variegate sul cinema e sui diritti, ma uniti dall’ambizione di coltivare uno spazio di idee e di storie senza limitazioni di sorta, che possa affrontare ogni anno una parte della vasta tematica dei Diritti Umani attraverso gli occhi di tanti registi e di giornalisti, attivisti, protagonisti che hanno toccato con mano cosa vuol dire opporsi alla guerra, alla violenza, agli interessi delle lobby e dei governi di ogni latitudine. Per noi il cinema documentario è certamente un osservatorio privilegiato di lettura di ciò che accade nel pianeta; attraverso il cinema, possiamo parlare a distanza con tanti spiriti creativi e desiderosi di comunicare il loro disagio e quindi ci sentiamo vivi, informati, attenti al tempo che passa e ai processi che trasformano gli esseri umani. Per questo accettiamo senza mugugni la precarietà delle nostre sedi, la provvisorietà della nostra organizzazione, perché sentiamo di voler essere presenti con il nostro modo di pensare, comunque, in questa città difficile e tanto discussa. Secondo noi, non è possibile parlare di Diritti Umani o pretendere di raccontare la resistenza di un popolo o di una sola persona, senza avere l’umiltà di scegliere gli strumenti giusti per farlo, con rispetto per chi rischia la vita. Così abbiamo sempre immaginato il nostro cinema, silenzioso e partecipe della storia dei protagonisti. E il nostro festival senza tappeti, flash, lustrini e sprechi, ma con tanti testimoni in carne e ossa. I nostri protagonisti sono stati detenuti, profughi, poveri, ma anche uomini delle istituzioni con la schiena dritta, che non si lasciano corrompere e sopportano gli attacchi della stampa e della politica del palazzo. Insomma gente semplice che da grande non voleva fare l’eroe, ma alla fine è stata costretta a battersi per non soccombere all’ingiustizia. E a loro è dedicato questo modo di fare Festival senza rumore, al loro sacrificio e al loro impegno”.

I VINCITORI DELLA NONA EDIZIONE

I vincitori della nona edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani sono:

COFFEE FOR ALL NATIONS di Wafaà Jamil
Human Rights Doc

BARBER SHOP, NEW DELHI di Luc Vrydaghs
Human Rights Short

TEDDY BEAR di Hermes Mangialardo
Human Rights Animations

La giuria ha inoltre assegnato menzioni speciali a:

SENEYE di Hasan Gunduz

COMPLICIT di Heather White e Lynn Zhang

A LETTER FROM LETICIA di Irene Blei

Menzione Speciale Arrigoni-Mer Khamis:
EL COLOR DEL CAMALEON di Andrés Lübbert

Premio del Pubblico:
TO MY CHILDREN di Shwan Dler Qaradaki

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