Cultura

Unaltroteatro e Teatri Uniti presentano UN ANNO DOPO di Tony Laudadio con Arturo Scognamiglio e Ettore Nigro

Il testo di Tony Laudadio Un anno dopo sarà in scena sabato 19 gennaio (ore 20) e domenica 20 gennaio (ore 19) al Teatro Civico 14. Nato da una coproduzione Unaltroteatro e Teatri Uniti, lo spettacolo è diretto da Andrea Renzi; in scena Ettore Nigro e Arturo Scognamiglio.

 

“A distanza di cinque anni, con mia grande gioia, questo testo viene riportato in scena, ma stavolta senza di me, senza la mia presenza, da due attori, più giovani” racconta Tony Laudadio che, nell’allestimento originale, aveva prestato la sua prova attoriale. “Vedere qualcun’altro alle prese con le mie personali e profonde inquietudini è un passaggio che mi incuriosisce e mi turba; mi emoziona e mi diverte”.

 

“Due lavoratori, Giacomo e Goffredo, sono addetti a digitalizzare registri numerici, condividono lo stesso asettico ufficio. La loro relazione – sottolinea il regista dello spettacolo Andrea Renzi – si sviluppa nell’arco di trenta brevi scene, durante le quali entriamo nelle pieghe del loro rapporto lavorativo, tra colleghi, ricco di sorprese, reticenze, segreti, e improvvise rivelazioni. Via via scopriamo che tra una scena e l’altra passa sempre un anno di tempo. Assisteremo così, in un’inesorabile scansione, a trent’anni della loro vita: dalla giovinezza alla maturità. 250.000 ore si condensano in un’ora e mezza di rappresentazione. Gli impiegati del boom economico o il mondo celeberrimo di Fantozzi sono lontani anni luce, il loro ufficio scarno e funzionale è dominato dal computer: l’apparecchio elettronico che segna pesantemente e in profondità molteplici aspetti della società del terzo millennio. La loro attività è anonima, isolata, totalmente priva di soddisfazioni, di riconoscimenti e apparentemente irrilevante. La provincia in cui si muovono è una periferia economica più che geografica. La sfida teatrale insita in questa contrazione temporale vive di un respiro drammaturgico fatto di esattezza, icasticità e grande originalità. Da un lato la scrittura si concentra in dialoghi che focalizzano i passaggi decisivi di due esistenze di provincia – dall’altro si apre, nella transizione da una scena all’altra, da un anno all’altro, ad una visione dall’alto del tempo che trascorre e ci sfugge, che ci contiene e ci determina. La compresenza di dialoghi iperrealistici e transizioni irrappresentabili è ciò che stimola la nostra indagine e che ci spinge sia ad una esplorazione minuziosa dei due personaggi, dal carattere antitetico e paradigmatico dei rischi della società liquida, sia ad un attraversamento del deserto metaforico che l’alienante prevalere dell’economico porta con sé. Eppure in questo specchio del disagio contemporaneo, le vite di Giacomo e Goffredo pulsano, i loro cuori battono, i loro occhi ci guardano e ci emozionano.”

 

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