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VALENTE(PD):” non abbiamo capito la drammaticità e l’urgenza, giusta e sacrosanta, con cui pezzi importanti della società italiana, giovani, donne, soggetti espulsi dal mercato del lavoro e dell’economia chiedevano misure concrete e istantanee.”

Se circa tre anni fa, quando è nato il governo Renzi, mi avessero detto: dopo 1000 giorni l’Italia tornerà a crescere (dal -2,5% allo 0,9%), aumenteranno di circa 500mila unità i posti di lavoro a tempo indeterminato (fonte Istat), sarà tolta la tassa sulla prima casa, sarà abolita Equitalia e tutti gli odiosi balzelli che si porta dietro, saranno sbloccati al Sud i fondi europei a rischio restituzione a Bruxelles, sarà ultimata la Salerno-Reggio Calabria, i redditi da lavoro dipendente medio-bassi avranno 80 euro in più di busta paga al mese, saranno immessi nell’organico scolastico oltre 100mila nuovi insegnanti, saranno date risposte concrete al dramma del sovraffollamento carcerario, avremo strumenti per rendere più rapidi e moderni i processo, soprattutto quelli civili, avremo dopo decenni una legge contro il capolarato, una 174653283-406d0f8a-36ec-44cf-94d4-a1c99fb58a3elegge per dare dignità a diritti ai disabili alla perdita dei loro cari, una legge contro lo spreco alimentare e finalmente una legge che consentirà a due persone dello stesso sesso che si amano di poter progettare una vita insieme, avrei messo la firma.

Oggi, col senno del poi, nonostante l’enorme lavoro fatto da Governo e Parlamento, da tutti noi, in primo luogo da Matteo Renzi che ci ha messo l’anima e a cui dobbiamo dire solo grazie, dico che tutto questo è stato tantissimo, ma non è stato sufficiente. Sembra un ossimoro, ma purtroppo non lo è. Rappresenta, invece, quello che è avvenuto. Per il nostro Paese, il 2016 è stato un anno difficile, ma positivo. Rispetto a dodici mesi fa, l’Italia oggi sta meglio. Purtroppo non meglio nella misura in cui ci aspettavamo e quanto era necessario dopo sei anni di devastante recessione economica, che ha lasciato ferite troppo profonde nella società italiana, soprattutto al Sud, di cui – e questo è stato il nostro più grande errore – non abbiamo capito la drammaticità e l’urgenza, giusta e sacrosanta, con cui pezzi importanti della società italiana, giovani, donne, soggetti espulsi dal mercato del lavoro e dell’economia chiedevano misure concrete e istantanee.

Il principale motivo per cui abbiamo perso le amministrative a giugno e il referendum costituzionale a dicembre sono questi, al di là delle ragioni di merito. Perché io ero e resto convinta che l’Italia per funzionare meglio abbia bisogno di una manutenzione della sua Costituzione secondo i principi proposti dalla riforma che è stata bocciata dal referendum, così come sono certa, e l’esperienza diretta in Consiglio comunale che sto facendo lo conferma, che, per esempio, de Magistris è stato ed è un pessimo Sindaco di Napoli. Purtroppo, però, i cittadini, a giugno e a dicembre, non hanno votato pensando al quesito che avevano davanti, ma hanno voluto lanciare, legittimamente, un segnale sulla grande questione sociale che attraversa l’Italia. E noi da questo disagio dobbiamo ripartire. Per il Partito Democratico, la principale delegazione tra le forze Socialiste e di Sinistra che siedono nel Parlamento europeo, non è ammissibile prendere più voti ai Parioli o a Posillipo, che a Bagnoli o alla Garbatella. Vuol dire che qualcosa si è inceppato. Dobbiamo ripartire dai nostri errori evitando, come spesso accade in questi casi, di buttare via il bambino con l’acqua sporca. In questi anni abbiamo fatto tante cose positive, abbiamo aperto dialoghi con mondi e pezzi della società italiana, dalle partite iva a luoghi del profondo Nord, fino a qualche anno fa tabù per la sinistra.

Ora, insieme a Matteo Renzi, dobbiamo ricostruire e rimettere in campo un Partito Democratico che sappia mettere pienamente le mani nel disagio di questo Paese, in particolare del Mezzogiorno, e sia all’altezza delle sfide, in primo luogo la campagna elettorale per le politiche che abbiamo davanti. Questo dopo aver prodotto in Parlamento una legge elettorale adeguata al sistema bicamerale e dopo aver prodotto una riflessione seria all’interno del Pd sulle ragioni dello stare insieme e su come ci si (ri)organizza anche di fronte all’offensiva comunicativa, fatta di bufale e campagne denigratorie, che i nostri avversari ci hanno lanciato dalla Rete e in particolare dai social e su cui ci siamo trovati troppo sguarniti. Anche questo è un tema con cui un Partito che vuole candidarsi a governare la contemporaneità e guardare al futuro deve fare i conti.

immagini-quotidiano-netFaccio, infine, i miei auguri e il più sincero in bocca al lupo di buon lavoro al presidente Gentiloni e a tutti i ministri e le ministre del nuovo Governo per il lavoro li aspetta in un momento così complicato. Meglio farà
il Governo Gentiloni, e io sono convinta che farà bene, meglio starà l’Italia. Più facili saranno le sfide che deve affrontare il Partito Democratico.

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