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Gregoretti, si al processo per Salvini

Come si legge dal sito La Repubblica

Sì alla proposta di processare Matteo Salvini per l’accusa di sequestro di persona, per gli oltre cento migranti trattenuti per giorni, alla fine luglio, a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera Gregoretti fermo nel porto di Augusta a causa del divieto di sbarco imposto dall’allora ministro dell’Interno. E’ stato questo il verdetto uscito dalla Giunta delle immunità del Senato, con i voti dei rappresentanti della Lega. Contro la proposta del presidente Maurizio Gasparri di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, e quindi a favore del processo, hanno votato i 5 senatori del Carroccio. A favore della proposta Gasparri, i 4 di Forza Italia e Alberto Balboni di FdI. A Palazzo Madama, in caso di pareggio, il regolamento prevede, infatti, la vittoria dei “no”. La maggioranza compatta ha invece deciso di disertare la seduta.  “Mi sembra che la reazione della prima piazza all’ipotesi di processo parli da sola, stiamo facendo le cose giuste”, è stata la prima reazione di Salvini.

L’attacco di Salvini

“Quei vigliacchi del Pd non si sono neanche presentati”, ha detto dopo il voto Matteo Salvini. “Ho scoperto che quelli del Pd aspettavano di darmi del delinquente dopo le elezioni in Emilia romagna. Troppo comodi”, ha detto parlando a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. “Penso di essere il primo politico al mondo che chiede di essere di essere processato”, ha poi aggiunto sottolineando che i senatori della Lega voteranno per l’autorizzazione a procedere anche in Aula: “Sì, sono testone. Sono curioso, faccio di testa mia e non ascolto i legali” che hanno sconsigliato il processo. “Sono stufo di passare le mie giornate rispondendo su processi e cavilli. Se mi condannano mi condannano, se mi assolvono mi assolvono. Partita chiusa!”.

 

“Giustamente – ha detto ancora Salvini – dicono quando entri in un tribunale in Italia non sai quando esci” e ha annunciato che domani digiunerà anche lui, aderendo alla protesta lanciata in suo sostegno. “Io ho detto se mi votate blocco gli sbarchi: credo che la questione dimostri che la giustizia in Italia vada riformata”, ha poi sostenuto. “In quell’aula di tribunale, se mi manderanno – ha detto ancora – comunque chiamerò sicuramente anche Conte e Di Maio che c’erano e non dormivano”.

 

“Di sbarchi ne ho bloccati non due (Gregoretti e Diciotti,  ndr), ma 22. Non è che ogni volta si può ricominciare da capo: decidano se Salvini è un criminale che va eliminato dalla scena politica o uno che da ministro faceva il suo dovere per cui gli pagano lo stipendio. Questo il motivo per cui ho chiesto di accelerare”.

“Se uno mi ritiene un pericoloso criminale”, ha aggiunto ancora “è giusto che venga processato il prima possibile. Ho scoperto che quelli del Pd volevano aspettare le elezioni dell’Emilia-Romagna: troppo comodo. Conto ovviamente di essere assolto, perché ho fatto quello che era nell’interesse nazionale del mio Paese, come alcuni magistrati hanno riconosciuto”.

Il ruolo del premier Conte

“Ho già chiarito sul mio coinvolgimento, poi non mi posso sostituire alle decisioni di Salvini, della Giunta o dell’Aula – ha affermato il premier, Giuseppe Conte, ospite di “Sono le venti” di Peter Gomez, sul “Nove” – In questo caso il ministro aveva fatto approvare un dl sicurezza bis che rinforzava le sue competenze, ha rivendicato a sè la scelta di se o quando far sbarcare le persone a bordo della Gregoretti. Circa il mio ruolo sull’indirizzo generale io ci sono”.

La giornata – L’intesa nella maggioranza: “Non ci presenteremo in Giunta”

“Non ci presenteremo in Giunta in quanto la convocazione di oggi è frutto di gravi forzature sia del presidente Gasparri che della presidente Casellati. Non ci presenteremo anche perché non sono state accolte le richieste di approfondimenti istruttori avanzate in Giunta. Siamo contrari all’utilizzo strumentale che il centrodestra sta cercando di fare delle istituzioni”, avevano spiegato i  membri della maggioranza in un comunicato congiunto. Tra i membri di maggioranza – sei del M5s, tre di Iv, uno del Pd, due del Misto – quindi si è trovata  una linea comune e l’orientamento prevalso è stato quello di disertare l’appuntamento, lasciando mano libera agli avversari per poi ribaltare il voto in Aula dando il via libera al processo.

 

“Salvini e la Casellati hanno ottenuto il loro piccolo risultato. Il prezzo pagato è quello di scassare le istituzioni e di dividere nuovamente il centrodestra. Il Pd e la maggioranza parlamentare invece sono uniti nel difendere prima di ogni cosa la dignità del Parlamento, che è più importante dei problemi giudiziari di Salvini”, ha commentato a caldo il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci.

La parola all’Aula

Dunque è arrivato il primo verdetto del Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere.

La linea di Salvini

Nel giorno del voto, Matteo Salvini ha alzato il tiro. Se fino a qualche giorno fa la linea era quella del no al processo, da alcuni giorni ha chiesto ai suoi senatori di votare invece per il sì, per giocarsi la carta di “martire della giustizia” nell’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto in Emilia Romagna. “Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto”, ha detto oggi il leader della Lega a margine di un’iniziativa elettorale della Lega a Comacchio.

Di Maio: “Salvini è passato dal sovranismo al vittimismo”

“È sempre lo stesso film, Salvini ancora una volta fa uso politico della giustizia e sta costruendo un battage politico perché pretende l’impunità”, taglia corto il segretario del Pd Nicola Zingaretti ai microfoni di Rtl 102.5. Mentre anche il capo politico del M5s Luigi Di Maio attacca: “Salvini che dice ‘andrò a processo, scriverò le mie prigioni’… È passato dal sovranismo al vittimismo. Lui lo sa che bloccare la Gregoretti fu una scelta sua”.

Meloni: “Una cosa indegna”

“La sinistra vuole processare Salvini ma non se ne vuole assumere la responsabilità. Sanno che è una cosa indegna. Rimandano il voto a dopo le elezioni regionali”, ha affermato Giorgia Meloni. La leader di Fdi, intervenuta a Quarta Repubblica (in onda questa sera su Rete4), si è poi detta “certa” che “l’Aula del Senato lo manderà a processo”.

Il paradosso

A questo punto si prospetta il paradosso che a febbraio la presidente di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati (ancora nel fuoco incrociato delle polemiche per aver preso parte al voto in Giunta contro lo slittamento del voto a dopo le elezioni), dovrà nominare come relatore proprio un esponente leghista, per chiedere all’Aula stessa di rinviare a giudizio il suo leader.

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