Economia e Welfare

Myanmar, suor Ann in ginocchio con estremo coraggio, ferma la rivolta tra manifestanti e forze dell’ordine

Suor Ann Nu Thawng, religiosa dell’Ordine di San Francesco Saverio, congregazione di diritto diocesano nella diocesi di Myitkyina, siamo  nel nord del Myanmar, la religiosa è rimasta tra le mura del suo convento, sostenendo con il silenzio e la preghiera l’incoraggiamento spirituale quei giovani che sfilavano appassionati per le strade, chiedendo a suon di slogan libertà e democrazia.

Ad un certo punto probabilmente esausta nell’ascoltare le continue violenze e atteggiamenti delle Forze dell’Ordine, mossa dalla sua profonda vocazione,  ha sbalordito i presenti ma soprattutto il mondo con le immagini che in poco tempo hanno fatto impazzire il web. Una scena del tutto surreale, si è inginocchiata e li ha implorati di fermarsi. «Nel nome di Dio, risparmiate quelle giovani vite. Prendete la mia». Li guardava con l’atteggiamento materno e l’affetto discreto che gli adulti rivolgono ai teenagers e ai giovani così pieni di ideali, di sogni, di energie rivolte al bene.

Senza indugio ha trasformato quel supporto morale cosi sentito,  in un’azione coraggiosa che si è rivelata decisiva per evitare una carneficina. A quasi quattro settimane dall’inizio della crisi, mentre il movimento di disobbedienza civile è giunto quasi a bloccare la macchina statale e le pacifiche manifestazioni popolari continuano nelle maggiori città birmane, la repressione dell’esercito si è fatta più dura e violenta e la polizia ha aperto il fuoco sulla folla inerme. In una giornata drammatica per il Myanmar, la più sanguinosa da quando è iniziata la protesta della popolazione birmana che si oppone al golpe militare del 1° febbraio, lo slancio umanitario e l’audacia di suor Ann ricordano il sacrificio di tanti martiri della fede.

Le Nazioni Unite, hanno confermato che ci sarebbero almeno 18 vittime accertate, l’Ambasciatore del Myanmar all’Onu, Kyaw Moe Tun, si è distinto per un accorato intervento in favore dei manifestanti e, censurando la ferocia della giunta militare, ha concluso con il segno distintivo delle tre dita alzate, che gli è valso l’immediato licenziamento. A Myitkyina, capitale nello stato Kachin, territorio dove i cristiani sono circa un terzo della popolazione (oltre 550,000 su 1,6 milioni di abitanti ), i manifestanti scendono in strada da settimane. Ieri il confronto con i militari si è fatto più aspro e almeno 50 giovani sono stati arrestati nella città, dove la polizia ha usato granate assordanti e gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti che si sono organizzati due distinti cortei di piazza, uno al mattino l’altro al pomeriggio.

Sono stati questi i momenti salienti, in quel frangente il raduno ha lambito il convento cattolico di san Colombano, dove risiedono le suore di san Francesco Saverio, che gestiscono un dispensario e una piccola clinica per i malati più bisognosi. I momenti concitati, gli spari, il fumo, le grida dei presenti hanno richiamato le suore che hanno assistito a scene di violenza e di percosse. I rischi di vedere ancora per una volta giovani esanime al suolo in pozze di sangue erano altissimi. «Caritas Christi urget nos» ecco le parole di suor Ann.

In breve tempo si è portata per strada, dirigendosi inerme incontro alla polizia schierata in tenuta antisommossa. In ginocchio, tra le mani un rosario, ha alzato le mani verso Dio e ha implorato: «Non sparate, non uccidete innocenti. Se volete, colpite me». Il profetico e impavido gesto ha lasciato spiazzati gli agenti che non hanno proseguito la loro marcia antisommossa, armati di scudi e fucili. Il coraggio di suor Ann, ha permesso ad almeno cento dimostranti di trovare rifugio nel convento delle religiose, mentre oltre 40 feriti sono stati condotti nella clinica annessa, dove hanno ricevuto i primi soccorsi. La violenza è cessata e quel confronto, che poteva trasformarsi in tragedia, non ha avuto seguito.

La spontanea mediazione di suor Ann ha avuto un inatteso successo. Patricia Yadanar Myat Ko, una delle ragazze che ha trovato riparo nel monastero, ha dichiarato: «Siamo salvi per il miracoloso intervento della suora. È una vera eroina. Le dobbiamo la vita». Joseph Myat Soe Lat, un altro dei testimoni oculari ha aggiunto «Solo con il suo appello accorato, suor Ann è riuscita frenare i militari che si accanivano sui giovani. È un modello per la Chiesa in tutto il Myanmar. E, dopo aver calmato gli animi, è corsa a curare i feriti». Una vero miracolo, il coraggioso intervento di Suor Ann, che è indicativo per chi sente di affrontare nella vita delle battaglie contro le ingiustizie o contro la repressione che ancora oggi alcuni stati mettono in campo con mezzi spesso subdoli e violenti.

 

a cura di Raffaele Fattopace

Potrebbe piacerti...