Cultura

Sete di cultura low cost

di Franca Pietropaolo

Port’Alba, la via dei libri. In un pomeriggio di settembre centinaia di persone “fanno la fila” fuori le serrande ancora abbassate della storica Libreria Guida. Nulla di straordinario, uno scenario consueto per chi è abituato a frequentare la Port’Alba degli anni d’oro, quando a settembre e ad ottobre, armati di pazienza, genitori e studenti passavano ore ad attendere il proprio turno stropicciando la lista dei testi scolastici tra le mani, sperando di accaparrarsi il saggio usato o d’occasione, quello con il “talloncino tagliato”… E invece la folla di ieri era del tutto inconsueta: la folla per i testi scolastici non c’è più. I libri di scuola li compri sul web o al supermercato e li trasporti comodamente nel carrello insieme alla spesa. Tutto questo mortifica e distrugge le storiche librerie, dove oltre al testo d’occasione, c’è del personale competente a cui chiedere consigli.

La folla di ieri non era dovuta agli eventi culturali della Libreria Guida con i grandi personaggi della letteratura, dell’arte, della musica, del cinema e del giornalismo e non era dovuta neanche agli amanti del profumo della carta che per abitudine si fermavano a sorseggiare un caffè allo storico bar di Port’Alba prima di entrare nel fantastico mondo della libreria dove trovavi qualsiasi pubblicazione. La folla di ieri cercava di accaparrarsi un po’ dei circa settecentomila tomi messi in vendita al 70% di sconto dai curatori fallimentari, o una stampa antica, o qualche complemento d’arredo, prima che quelle mura dichiarate “Patrimonio Culturale dello stato” diventino altro. Una folla, quella di ieri che ha sete di cultura low cost: libri acquistati a pochi euro che magari andranno a finire su polverosi scaffali senza essere letti, ma acquistati soltanto per la “soddisfazione” macabra di affermare: “io sono riuscito ad entrare e ad accaparrarmi ad un prezzo folle un pezzo di una storia finita”. Strani parallelismi: una strada invasa da migliaia di lettori e un’insegna coperta dai cartoni e dal nastro adesivo che attacca la parola fine ad una lunga e affascinante storia.

E’ l’ennesimo funerale della cultura quello che si sta “celebrando” in queste ore nella “Via dei libri”, a pochi mesi dalla triste vicenda delle bancarelle. E’ vero, la crisi che continua ad investire la nostra società, “costringe” la massa a declassare la cultura nella fascia dei beni di seconda necessità, ma la folla di ieri (e quella di oggi) rende tutto inverosimile e paradossale: magari, se gli stessi volumi fossero stati acquistati qualche anno fa con qualche euro in più e se l’attenzione verso la cultura fosse stata sempre viva così come lo è  in queste ore, quell’insegna gialla e blu così come altre insegne di storiche librerie italiane, continuerebbero a illuminare le nostre strade.

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