Qui ed ora

La Leopolda e la democrazia

Apprendo dalla protesta del segretario FIOM di Firenze, che alla Leopolda chiedevano l’intervento scritto prima di salire sul palco. Non dopo per metterlo agli atti, come usava nei numerosi congressi cui ho partecipato. Perché prima? Se il testo non piaceva a chi “giudica e manda” sarebbe stato cambiato? E’ questa l’atmosfera aperta e gioiosa? Oppure era il suo essere segretario FIOM che lo rendeva sospetto?

Infine, a dirla tutta a me la Serracchiani che afferma la scomparsa dei padroni e la dichiarazione di Renzi che dice “noi parliamo con quelli che il lavoro lo danno” sottintendo che invece i sindacati lo tolgono non mi sta bene.

Qualcuno spieghi a Debora quali sono le caratteristiche della società capitalista, tuttora immutate. C’è un signore il capitalista o, in versione soft, l’imprenditore che per avviare la sua attività ha bisogno di qualcuno che la realizzi e c’è qualche altro: lavoratore, impiegato, tecnico, che gli vende il proprio tempo e la propria abilità in cambio di un salario. Lo scontro sta per ognuno, secondo la sua forza, di difendere al meglio la propria posizione. L’imprenditore (rectius: padrone) quando assume qualcuno non lo fa (giustamente) per beneficenza ma perché gli serve una persona che lavori per lui. Punto. Questa è la radice vera ed ineliminabile delle tensioni e dei conflitti che attraversano una società capitalista moderna. E’ ovvio che questo schema di ragionamento sia semplice perché, sottoposti a questi argomenti, ci sono relazioni sociali, le questioni della politica dello sviluppo in cui ci si può anche incontrare per avviare, ad esempio, una politica di sviluppo condivisa. Ciò tuttavia non elimina il conflitto di base. E meno male! Perché Debora e Matteo non si fanno un po’ di cultura nel campo delle analisi sociali ed economiche? In questo panorama cosa vuol dire essere riformisti?

Io sto con quelli che vogliono che il PD rappresenti davvero il futuro del Paese e certo non lo può fare un partito pigliatutto. Queste sì sono idee ottocentesche che restano tali anche se illuminate al neon o trasformate in files.

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