Cultura

San Gregorio Armeno: arte sacra e dissacrante

Il Natale si avvicina e vagando per i decumani ci si imbatte nella celeberrima San Gregorio Armeno.

Dirigendosi verso il cardine di San Gregorio da Via dei Tribunali, sulla sinistra si trova l’ingresso a Napoli sotterranea, come a voler testimoniare che in quel punto si accede ad una dimensione più profonda della società e della cultura partenopea.

Scendendo verso Spaccanapoli, tra le tante statuine e strutture in legno e sughero, balugina l’ insegna di qualche bottega che risale alla metà dell’ Ottocento e allora chi ha un animo più accorto comincia a riflettere sulla vera essenza di quell’ arte.

Alle otto di sera, quando alcune botteghe si accingono a chiudere i battenti, si può entrare in qualche vecchio portone ed ammirare qualche monumentale capolavoro a cui talvolta lavorano anche dieci persone.

Vedi le mani sporche degli artigiani che dopo una giornata di lavoro non sono ancora stanchi e chiedono con gentilezza ai visitatori se hanno finito con le foto per poter spegnere l’ illuminazione.

Si sa che ogni arte ha in sé una connotazione turistico-commerciale ma sarebbe ingiusto guardare San Gregorio da un ottica semplicistica, come mera attrattiva per i visitatori.

Soffermandosi per un attimo con il pensiero, ci si rende conto che lo spirito di quella stradina, di quell’ arte, non è il gossip che si crea attorno all’ ultima creazione, non è tanto capire se il personaggio del momento merita per popolarità o per virtù di essere immortalato ma è lo stato d’ animo che quell’ arte trasmette ad essere primario.

Un atteggiamento acuto e vigile verso la realtà circostante, capace tanto di rappresentare lo spirito sacro della Natività quanto di essere dissacrante verso la contemporaneità, uno spirito in grado di nobilitare e demistificare, all’ insegna di quella “leggerezza pensosa” di calviniana memoria.

E allora, camminando a ritroso e osservando le gente che sorridendo indica le statuine, si capisce che San Gregorio è un modo per celebrare la solennità religiosa del Natale e, allo stesso tempo, ridere dei problemi e dei paradossi della società odierna.

Un’ arte che incarna il carattere partenopeo e che sa essere microcosmo di quell’ opera d’ arte ancora più grande che è la città di Napoli.

 

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