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LA NAVE DI TESEO SALUTA IL SUO CAPITANO. ADDIO A UMBERTO ECO: “TUTTOLOGO” DEI GIORNI NOSTRI

Triste risveglio di un sabato mattina di indeciso inverno. Il mondo perde uno degli ultimi solidi pilastri della cultura. Se ne va il professore Umberto Eco, colui che il “pubblico di massa” banalmente collega subito al famoso romanzo “Il nome della rosa”. Ma il professore era altro, era tutte le sfumature della cultura in un’unica testa. Filosofo, semiologo, scrittore, giornalista, autentico esperto di comunicazione e instancabile “osservatore politico”.

Eco era fautore della cultura verace, la cultura che semini e raccogli con le tue mani snobbando i colossi dell’editoria che, fagocitati dal potere politico, hanno vita facile. Lo dimostra la nascita della sua nuova casa editrice “La nave di Teseo” messa in piedi dopo aver rinunciato alle comode e rassicuranti braccia della Mondadori, da lui definita “Mondazzoli”.
Il professore definiva la sua “Nave di Teseo” un “progetto rischioso” in un momento in cui la cultura è fragile e l’editoria è monopolizzata dalla fusione di grandi gruppi che radono al suolo i pochi e preziosi cenacoli culturali che lottano per la sopravvivenza.
Al quotidiano La Repubblica, Eco affermava che La Nave di Teseo rappresentava per lui l’unica alternativa alla “settimana enigmistica”, che il rischio del fallimento era dietro l’angolo ma la voglia di investire energia positiva in una nave che lui stesso sperava continuasse a viaggiare in sua assenza, era troppo grande per lasciarsi intimorire dai poteri forti.
La penna di Eco ha regalato alla letteratura scritti unici e preziosi. Certo, le dodici milioni di copie vendute e le 100 lingue in cui è stato tradotto “Il nome della rosa”, sono pericolosi ingredienti da far montare la testa al romanziere di nicchia o al grande scrittore. Ma il professore-controccorente ha smentito questa tesi definendo il famoso romanzo medievale il suo peggior libro e ha continuato a riempire di capolavori gli scaffali delle librerie internazionali.
E ha continuato a scrivere: “Lector in fabula” (pubblicato nel 1979 alla vigilia dell’uscita in libreria de “Il nome della rosa”), “La struttura assente”, La misteriosa fiamma della regina Loana, “Diario minimo” (un singolare saggio in cui Eco affronta la fenomenologia di “Mike Bongiorno”… solo per citare qualche opera.
Per il mondo dei lettori Eco vive ancora tra le pagine dei suoi libri, quelle note e quelle ancora inedite. Sì, perché il professore si fa attendere anche dopo la sua morte. Quest’anno dalla “Nave di Teseo” sbarcherà il suo ultimo libro “Pape Satàn Aleppe”, un saggio che raccoglie tutti gli scritti, dal 2000 ad oggi, de “Le bustine di Minerva”: la rubrica di Eco sull’Espresso. L’ultima “bustina” risale al 27 gennaio ed è dedicata alla famosa mostra sul bacio di Hayez.
Ancora una volta, per l’ultima volta, ci vedremo in libreria, professore…

“La nave di Teseo”, salperà senza il suo capitano, con l’auspicio che i suoi viaggi continueranno, seguendo la rotta impostata dal grande maestro.

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