BARBARIE DELLE VIOLENZE MEDIATICHE:COME DIFENDERSI? I VALORI E I PERICOLI DEI SOCIAL NETWORK

La rete è una piattaforma di distribuzione del sapere o una nuova forma di sfruttamento? Internet è una risorsa o una dipendenza? Come difendersi dalle barbarie delle violenze mediatiche? Ci vogliono leggi speciali per il web? La nostra era è stata definita l’era dell’informazione, un’era in cui gran parte della popolazione è dedita a raccogliere, elaborare, vendere informazioni o a favorire servizi ai singoli o alle imprese. Protagonista della rivoluzione informatica è Internet, Rete digitale. L’affermazione di Internet, sia per la rapidità sia per la pervasività negli usi e nelle abitudini di milioni di esseri umani è sorprendente. Internet mette in campo nuove figure di una socialità esuberante e poliforma che sostituisce agli ideali della “Ragione” i sentimenti, le emozioni, alla logica dell’identità,la logica dell’affetto. In queste ore si è parlato molto di violenza in rete, di anarchia del web e di violenza sulle donne. Si è discusso parecchio a proposito di un’intervista rilasciata dal presidente della Camera Laura Boldrini a Concita De Gregorio su La Repubblica. Preso atto del fatto che Boldrini non auspica leggi speciali per il web, colpisce tuttavia che nel dibattito i piani di violenza reale e virtuale si siano così sovrapposti fino a quasi confondersi.
L’uomo massa si frantuma in infinite tribù, il branco si scompone in tanti modi di esserci e quindi in tanti modi di apparire. Secondo questo taglio prospettico è possibile riflettere ed interpretare le relazioni in rete,come un continuum tra l’ideale ed il virtuale;i cui utenti rappresentano se stessi più che cercare relazioni e desiderano il coinvolgimento di sè piuttosto che la conoscenza dell’altro. Nei social network,in pratica,trova gratificazione quel bisogno esistenziale di emancipazione attraverso le naturali aspirazioni  di integrazione e di crescita sociale,che è proprio della dinamica dei gruppi dei giovanissimi,che sono poi i “nativi digitali”. In molti casi i social network potrebbero creare quello che già McLuan chiamava a proposito dei media di massa “effetto narcosi” e,rifacendosi al mito di Narciso sentenziava:”Narciso come narcosi”,cioè il rimanere prigionieri dello schermo.
Fatti di cronaca,con cadenza puntuale ci evidenziano le nostre armi spuntate contro la ferocia della rete, anche in riferimento al bullismo di rete.Come si deve comportare il genitore di un bambino vittima di bullismo?
Provando a verificare i fatti e alleandosi con gli altri adulti, da soli non si ferma il bullo. Impostare una strategia educativa, non per spaventare il bullo ma per fermare le azioni di bullismo e attivare le risorse del gruppo.
Si può morire di vergogna,suicidarsi con un foulard,oggetto femminile, delicato? Si possono capovolgere relazioni e valori, amicizie ed amori, intrecciare rapporti possessivi e violenti?
Si può invocare l’oblio sui social che violano la tua vita privata? Chi ordina la cancellazione dei contenuti lesivi alla reputazione e alla dignità delle persone?
Induzione al suicidio, alla violenza, all’abbondono  di famiglie e relazioni? Cercate anche da questi parti i colpevoli. Senza criminalizzare  solo il web che è un luogo strano,che porta alla gogna e può portare alla distruzione dell’identità e delle relazioni valoriali.Un’attenzione maggiore però non deve significare censura. E maggiore attenzione non deve significare nemmeno strumentalizzazioni politiche.
La vera battaglia politica del futuro sarà la sovversione della scala dei valori imposta dai social che  hanno affossato la cultura e i beni identitari.

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