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ANCORA UN COLPO AL LAVORO E ALLO SVILUPPO DEL SUD

Ancora un duro colpo al nostro territorio, che continua a perdere posti di lavoro mentre dal Governo l’unica risposta sembra essere la distribuzione di sussidi di povertà. In questi giorni è toccato ai 100 dipendenti della Ottimax di Afragola. Con una lettera indirizzata ai lavoratori, l’azienda ha annunciato la chiusura del punto vendita del centro commerciale Le porte di Napoli, a far data dal rpossimo 28 febbraio. Un colpo durissimo e inaccettabile. 

L’azienda si è limitata ad inviare una serie di lettere, comunicando al personale che fino al 30 aprile, sarebbe stato impegnato in attività di disallestimento dei capannoni, mentre alla data del 30 aprile, con la chiusura del punto vendita, “verranno meno tutte le posizioni lavorative in essere”. Ai dipendenti, contestualmente, è stato comunicato che ai fini della salvaguardia occupazionale, sarebbero stati tutti ricollocati presso altri punti vendita presenti sul territorio nazionale. Il che significa per questi il trasferimento immediato presso altre realtà, anche molto lontane territorialmente. Alcuni sono stati trasferiti in Sicilia, per esempio. Come si fa a trasferire tutta la propria vita altrove, da un giorno all’altro, quando si hanno retribuzioni così basse e famiglie a carico? Impossibile. Siamo di fronte a un vero e proprio ricatto che sempre più spesso viene utilizzato per ribaltare sui lavoratori le scelte di convenienza della dirigenza. Non si può assistere impassibili a queste azioni. Un progressivo impoverimento del territorio, macerie lasciate da aziende che spesso quando si sono insediate hanno utilizzato risorse pubbliche, salvo poi andare via. Tutta l’area metropolitana di Napoli assiste ormai da anni a una vera e propria desertificazione industriale e produttiva: migliaia di posti di lavoro perduti e conseguenze sociali preoccupanti. Su Ottimax e sulla crisi del lavoro nell’area metropolitana di Napoli ho presentato una interrogazione al Ministro Di Maio, chiedendo che il Governo si attivi per convocare un tavolo di confronto con le parti sociali, e trovare soluzioni per impedire l’ennesimo smantellamento di un’attività economica. Non possiamo essere destinati a un futuro di assistenzialismo. Il territorio ha bisogno di lavoro e di sviluppo. La politica reagisca.

Michela Rostan

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