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Coronavirus, dopo tre mesi dalla diagnosi parla Mattia

“L’etichetta di Paziente 1 non mi è mai pesata, le bugie sì. La cena con un cinese, le due maratone in una settimana: tutto falso. Mi è pesata la popolarità che ne è conseguita, devo continuamente respingere le richieste di interviste o di ospitate televisive”. A parlare, a tre mesi dalla notte in cui è diventato il primo italiano a cui è stato diagnosticato il coronavirus, è Mattia Maestri, il paziente 1 di Codogno.

Mattia si racconta in un’intervista a Sportweek, in edicola sabato con la Gazzetta dello Sport, e Maestri parla delle due settimane in terapia intensiva, della figlia nata pochi giorni dopo le sue dimissioni, e della sua voglia di tornare a correre, passione condivisa con la moglie e con un gruppo di fedelissimi, i compagni del Gruppo Podistico Codogno ’82 che ha voluto coinvolgere nell’intervista.

“Nel periodo del mio ricovero – ha spiegato, come si legge in un’anticipazione del servizio – hanno sostenuto la mia famiglia. Si sono anche iscritti ai social per difendermi”.

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