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Cina, rischio di lockdown verso il nordest

In Cina, la nuova mappa del rischio covid si sposta verso nordest, vicino ai confini con Russia e Corea del Nord. Le autorità del governo di Pechino hanno sigillato Shulan, una città di settecentomila abitanti nella provincia nordorientale di Jilin. Gli ingressi e le uscite da ogni complesso residenziale sono state ristrette ai soli veicoli di emergenza, e soltanto un membro di ogni famiglia può uscire per due ore a fare la spesa, ogni due giorni. Nessuno può lasciare i quartieri in cui si sia registrato almeno un caso di COVID-19, e nessuno può accedervi. Le misure di lockdown sono simili a quelle decise per Wuhan all’inizio della pandemia, ma rispetto a febbraio sono state adottate con largo anticipo.

La città di Shulan e la provincia di Jilin a cui appartiene sono state classificate ad alto rischio dopo che sono stati individuati almeno 133 nuovi casi di COVID-19 parte dei quali connessi a una donna che non aveva precedenti di viaggio in aree colpite dalla pandemia. Lo spettro di una trasmissione locale ha spinto le autorità a inasprire le misure di contenimento e considerare quest’area il nuovo fronte della lotta all’infezione. A Shulan sono state disposte la chiusura di ogni luogo pubblico e la cessazione del pubblico trasporto; nessun taxi può lasciare la città, e gli studenti maggiori di 16 anni sono tornati alle lezioni online. Analoghe misure di lockdown sono state imposte in alcune aree della città industriale di Jilin, un nucleo di oltre quattro milioni di abitanti che ha lo stesso nome della sua provincia ora sorvegliata speciale.

Il nuovo focolaio sta tenendo sulle spine le autorità, che non sono riuscite a ricostruire la catena di contatti all’origine dell’infezione. Diversi casi nel nordest della Cina sarebbero legati al rientro in patria di cittadini cinesi che lavorano in Russia (dove COVID-19 è in piena diffusione), ma ci sono anche tracce di una trasmissione comunitaria non legata a casi importati. Come se non bastasse, in quest’area il virus starebbe mostrando un andamento diverso: da osservazioni cliniche sembra che il tempo di incubazione duri più delle una-due settimane previste finora.

La possibilità di nuovi focolai spaventa particolarmente la Cina, che si prepara ad allentare ulteriormente i controlli alle frontiere dopo l’apertura, il 21 maggio, del Congresso nazionale del Popolo, l’assemblea del Partito Comunista Cinese rimandata a lo scorso marzo a causa della pandemia. Le nuove regole dovrebbero permettere una maggiore libertà di circolazione per i cittadini cinesi che volessero tornare nel Paese e per chi visita la Cina per lavoro: il sistema sanitario cinese è pronto a contenere i casi di rientro, ma non ancora a gestire grandi flussi di turisti. Negli ultimi giorni, 11 casi asintomatici di COVID-19 a Wuhan hanno fatto decidere per uno screening anti-COVID di massa, con test a tappeto sugli 11 milioni di abitanti della città.

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