Cultura

“A’ VOCE D’ ‘A GGENTE”: il progetto arriva al carcere di Secondigliano

“Quando la felicità non la vedi, cercala dentro”, questo si legge entrando a Scampia, una zona particolarmente difficile di Napoli. Un messaggio di speranza per chi non ha avuto possibilità di scelta, ma gli viene offerta una seconda occasione.

Proprio confinante a questa zona c’è il Centro Penitenziario di Secondigliano, il quale si presenta con due enormi edifici che affacciano sulla strada principale.

Entrando, scopriamo che il vero carcere è alle spalle. Un luogo aperto e spazioso con mura più basse, campi da calcio e un enorme murales colorato. Il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, spiega che l’edificio era un ospedale psichiatrico e oggi ospita diversi detenuti, 30 dei quali iscritti alla Federico II. Si tratta del reparto Mediterraneo, area di media sicurezza dove sono scontate le condanne più lievi.

L’ansia ed il timore iniziali sono svaniti lasciando il posto alla tranquillità. Accolti nel teatro dell’edificio, lAccademia Etnostorica Angelo Calabrese, diretta da Biagio Esposito, insieme al gruppo LA TAMORRA, ci ha presentato un favoloso spettacolo: “A’ VOCE D’ ‘A GGENTE”.

La consigliera Adele Aliperti ha commentato: “Rappresentano un’eccellenza per il nostro territorio, perché divulgano la cultura locale partenopea e sommese a livello nazionale e nel mondo. Per me oggi questo spettacolo ha un significato importante perché trasmette il principio secondo cui, con la cultura e la musica, si ha modo di allargare i propri orizzonti, la propria mente per vedere le cose in maniera diversa, anche per chi è costretto a non potersi fisicamente spostare”.

Ha iniziato poi a prendere parola con un saluto a tutti da parte dell’amministrazione di Somma Vesuviana.

Rivolgendosi ai detenuti: “Avete la cosa più importante, il tempo, che speso nella cultura, allarga le menti. Il modo migliore per trascorrere il proprio tempo è con la musica che ha la capacità di metterci di buon umore”.

Samuele Ciambriello è intervenuto ringraziando tutti, in particolare la direttrice del Mediterraneo, Gabriella Niccoli: “Sono iniziate diverse esperienze di inclusione sociale, compresa la sezione dedicata agli studenti del polo universitario. Mi sentirei un “privilegiato” come detenuto ad essere qui. Quando Biagio Esposito mi ha chiesto di voler fare un giro nelle carceri campane, ho pensato subito a voi. In questo reparto dove da anni sono entrato con le mie volontarie dell’ associazione ‘La Mansarda’”.

Infine, la stessa direttrice di reparto, ha espresso il suo pensiero: “Portare avanti il progetto significa tramandare la nostra cultura e il nostro linguaggio, perché fuori dalla Campania abbiano la visione di ciò che siamo. Questa è la nostra cultura ed è giusto che sia rappresentata in maniera vera, e questo non dobbiamo mai dimenticarlo”.

Durante lo spettacolo, capiamo la “maniera vera” di cui ha parlato Niccoli: riprendere la tradizione musicale partenopea attraverso balli, canti e strumenti tipici napoletani per tenerci stretti alle radici della nostra cultura.

“La casa editrice ha prodotto anche il CD de LA TAMORRA che rappresenta il rinnovamento della tradizione e la voce della gente che parte dal popolo e si diffonde tra vari popoli. Lo scopo è che, dal sociale e dalla collaborazione con vari enti, si possa avere una società migliore e si possa scambiare con altre culture”, ha aggiunto il direttore Biagio Esposito.

Alcuni detenuti hanno preso la parola per ringraziare cantanti e musicisti. Due di loro hanno fatto dei regali a Biagio ed alle donne presenti. Meritano una citazione tutti gli artisti intervenuti gratuitamente: Consiglia Licciardi, Liliana Palermo, Adriana Larusso, Peppe Licciardi, Salvatore Minopoli, Pino Jove, Salvatore Esposito, Francesco Liuzzi, Vittorio Cataldi, Patrizio Catalano, Mimmo Maglionico, Antonello Gajulli, Peppe Quiriti, Iovino Antonio, Fiore Marotta.

In conclusione Samuele Ciambriello ha voluto dare un arrivederci: “Il 6 ed il 13 dicembre al Mediterraneo si giocheranno due partite in un evento chiamato ‘Oltre le mura dell’indifferenza’”.

Ed è proprio questo l’augurio più grande che ci lascia questa giornata: attraverso la musica ed il progetto stesso, guardare oltre le barriere che alziamo tra noi e l’altro, nel tentativo di essere più empatici.

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