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Al via i lavori del quarantunesimo convegno nazionale di Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo

Ha preso il via nella serata di ieri il quarantunesimo convegno nazionale di “Africa mission – Cooperazione e sviluppo”, la ong che da oltre quarant’anni assiste la popolazione dell’Uganda, nel centro Africa. Presso il centro La Pace di Benevento, i gruppi provenienti da tutta Italia si sono ritrovati per la serata inaugurale dell’iniziativa.

Nella mattinata di sabato, invece, l’inizio vero e proprio dei lavori, che ha visto la partecipazione di don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e di Samuele Ciambriello, docente universitario. Significativo è stato l’intervento di Patriciello, che ha particolarmente emozionato i presenti.

“La mia è una storia particolare. Prima di divenire prete, – ha raccontato don Patriciello – ero completamente lontano dai dettami della chiesa cattolica. Un giorno, per caso, diedi un passaggio ad un frate francescano, che mi incuriosì per la sua semplicità. Questa curiosità, mi ha spinto a ritornare da quel francescano e ad iscrivermi successivamente alla facoltà di Teologia.

Di giorno frequentavo la facoltà e di pomeriggio e di notte lavoravo in ospedale come caporeparto. Di lì a poco sono entrato in seminario. Avevo ventinove anni”.

Don Patriciello, ha poi parlato della sua esperienza da prete di frontiere ed “ambientalista”. “Una volta diventato sacerdote, fui nominato parroco di un quartiere malfamato di Napoli, quasi costruito apposta per essere così. Ho impiegato diversi anni a capire cosa volessero realmente i miei confratelli. Tutti i peccati del mondo, sembravano essere colpa mia e della chiesa. Mi sono impegnato a fondo per fare qualcosa di buono, facendolo però sempre da prete.

Con il passare del tempo sono stato nominato parroco di Caivano, un paese in provincia di Napoli. Se avessi fatto il parroco altrove, non avrei avuto la percezione di quello che ho capito realemente facendo il parroco là, anche se ero a conoscenza dei problemi della nostra terra”.

Da dove nasce, dunque, il problema legato alla Terra dei fuochi? “I signorotti di Napoli – ha spiegato – hanno scaricato il problema della immondizia sulla periferia. I veri camorristi sono loro. Il problema, però, non è rappresentato dalla immondizia di casa, ma dagli scarichi e dai rifiuti delle industrie. Comunemente, è detta Terra dei fuochi perché è una terra dove bruciano i rifiuti, rifiuti tossici, che producono fumo nero, non quello bello, rosso vivo. Dobbiamo raccontare la verità, la realtà delle cose. A livello giornalistico, devo dire che la battaglia contro la terra dei fuochi l’ha portata avanti il giornale Avvenire, che ringrazierò sempre”.

Sulla enciclica di papa Francesco, Laudato sì, e sui risvolti e sulle ripercussioni che tale enciclica sta avendo dalla sua pubblicazione, ha incentrato il suo intervento, il nostro direttore Samuele Ciambriello.

“Con papa Francesco, si è avuta l’epifania di una nuova religiosità – ha esordito Ciambriello – . Il pontefice ha rafforzato, con il suo operato, la educazione alla solidarietà universale. Il riferimento a Francesco, santo di Assisi e santo per eccellenza, stimato anche dai non credenti, non è casuale. Il papa ci invita ad avere il coraggio di cambiare le cose. A cambiare il corso delle cose, a non arrenderci di fronte alle difficoltà.

Bergoglio, nella sua enciclica, pone al centro dell’attenzione la sollecitazione a “convertirsi ecologicamente”, a custodire il creato, a salvaguardare la nostra terra, che è maltrattata, saccheggiata e che lancia gemiti di dolore. Dobbiamo avere la responsabilità, afferma il Papa, di essere fedeli alla bellezza del creato”.

Ciambriello, ha poi rivolto un invito ai membri della associazione. “Come membri di Africa mission – cooperazione e sviluppo, avete il dovere di impegnarvi per cambiare il corso delle cose. Nel quarto capitolo della sua enciclica, il papa fa espressamente riferimento al diritto universale ad avere acqua potabile.

La vostra opera, in Uganda, è ammirevole e la vostra dedizione a tale opera, è assai significativa. Bisogna che si torni indietro – ha concluso Ciambriello – per ripartire dagli ultimi. Scienza e tecnologia, infatti, sono un prodotto meraviglioso della intelligenza umana. Bisogna però che siano nella disponibilità di tutti e non solo di “pochi eletti”.

Il convegno, proseguirà anche nella giornata di domani e si concluderà con le relazioni del presidente di Africa Mission, don Maurizio Noberini e di Carlo Antonello, presidente di Cooperazione e sviluppo, braccio organizzativo della ong.convegnopatriciello

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