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Alessandra Martino: “Quello che ho imparato sul Natale”

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Quello di oggi, è un Natale strano ce lo avevano detto miei cari lettori. Lo abbiamo sentito un po’ dappertutto, io stessa l’ho ripetuto un po’ di volte. Personalmente non ho mai vissuto un “Natale” così. Eppure, questo Natale mi sta insegnando tantissimo. Questa serie alla rinfusa di pensieri che profumano di jingle bells e cannella fanno chiarezza su pochi tratti essenziali: per questo Natale salvo solo l’autenticità: gli abbracci che mi hanno tenuta stretta per davvero, le sensazioni sotto la pelle che mi hanno mostrato la verità, l’esserci di chi c’è per davvero e tanta consapevolezza. Ci vuole un coraggio incommensurabile per la verità ma si viene ripagati sempre. Basta volerlo.

Ma ora voi vi chiederete abbiamo 700 morti al giorno e questi si occupano del Natale?

È vero, le priorità sono davvero altre, c’è il grande disegno della guarigione nazionale e globale e degli anni a venire da costruire, quello invece è un giorno come gli altri, guardandoci indietro tra vent’anni conterà solo aver salvato i viventi e riparato il futuro. Però nessuno vive davvero così, aggrappato solo alla saggezza futura con la quale ci si potrà guardare indietro e dire di aver avuto solo pensieri corretti e logici. I nostri bisogni umani li possiamo vivere solo al presente.

E mi chiedo: a cos’altro ci si può aggrappare con 700 morti al giorno se non al Natale?

Il Covid ha trasformato l’Italia in una grande famiglia disfunzionale. Non siamo più propriamente cittadini, ma figli irresponsabili e in pericolo, amministrati da un governo di genitori ben intenzionati e disarmati. È stato anno di prescrizioni, regole, cattivi esempi e rimproveri. E come sa chiunque sia cresciuto dentro una famiglia disfunzionale, le feste di Natale sono l’alta marea del disagio, tutto quello che per un anno gestisci, nascondi, tolleri, in quei giorni esplode, diventa fastidioso e insopportabile, quindi la nostra esperienza di vita pubblica non poteva che esplodere a Natale, intorno al Natale e quelle sue cose irrilevanti però indispensabili. Ho ascoltato il sottosegretario alla salute Sandra Zampa dare anticipazioni sul dpcm in Tv come chi sta detonando una bomba inesplosa, frasi brevissime, il terrore di dire la cosa sbagliata, colpire nel vivo qualcuno vulnerabile e pieno di aspettative irrazionali. Narcotizzerebbero volentieri il paese per farlo risvegliare a gennaio, saltando questa stagione festiva in blocco, perché a Natale siamo tutti illogici e in un Natale feriti e spaventati lo saremo ancora di più. Nell’anno della grande distanza da ogni cosa, lo stiamo idealizzando perché è un giorno che si presta a essere idealizzato, nasce proprio per questo, per sembrare ogni anno chissà che e poi non essere niente in particolare.

La grande difficoltà di amministrare il Natale in Italia non è solo che ci teniamo tutti ma non sappiamo bene perché.

Il vero guaio è che ci sono pochissime famiglie felici allo stesso modo e nello stesso comune e in compenso c’è una grande rete di rapporti interregionali ognuno storto a modo suo. Su Repubblica c’era la lettera molto amara di una donna di 54 anni, legata a qualcuno a distanza da un rapporto che non ha doppia residenza né matrimonio, una delle infinite formule con cui tutti conduciamo la vita a modo nostro e che non possono essere contemplate da nessun decreto, perché i decreti, per funzionare, hanno bisogno di certezze, anelli, contratti da rivendicare. Si preoccupano tutti del Natale e di farlo in modo decente, ma più di tutti chi ha una vita fuori giurisdizione tenuta in piedi chissà come da marzo. Ci sono troppi legami che non passano la prova dell’autocertificazione, però esistono lo stesso, milioni di persone che in questo anno pandemico si sono organizzate intorno a regole per le quali sono invisibili. Ci hanno chiesto pubblicamente un Natale sobrio, sanitariamente corretto, senza giochi, senza tombola, ma nessuno ha voglia di giocare. Ci vuole raccoglimento, laico o religioso che sia, e ci raccoglieremo. Però servono empatia e rispetto per chi ha il problema di immaginare il Natale su una geografia emotiva irregolare, storta, saranno vite difficili da ricostruire quando saremo tutti vaccinati e hanno, abbiamo, il diritto a qualche illogica proiezione sentimentale sul Natale che arriva.

Dunque, io, il direttore Samuele Ciambriello e tutta la redazione di Linkabile non possiamo promettervi e augurarvi tanto. Una cosa è certa però vi auguriamo e ci impegneremo sempre al 100% per regalarvi TANTA VERITA’.

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