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Berlusconi: “Martedì voteremo contro le riforme”. Ed è guerra aperta al Pd

È un Berlusconi combattivo quello che ribadisce la già dichiarata “guerra aperta” al Partito Democratico, quello che, nel suo ultimo giorno di servizi sociali, telefona a Bari per lanciare la volata per le regionali in Puglia di Francesco Schittulli.

Martedì 10 marzo in aula si voteranno le riforme, ”voteremo contro” giura Silvio. I motivi sono i soliti, ma questa volta vi è l’aggiunta di una nota malinconica: “Con Renzi speravamo si sarebbero chiusi vent’anni di guerra strisciante tra destra e sinistra, invece abbiamo imparato a nostre spese che, per la sinistra attuale, un accordo è solo il modo per imporre le proprie idee; l’arroganza di chi si ritiene moralmente superiore non è cambiata, È stato giusto tentare, ma ora a testa alta possiamo dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino che poteva cambiare il Paese –  poi, finita la morale, spazio alle critiche sul piano politico – Il PD aveva l’opportunità di cambiare veramente questo paese, ma non ci è riuscito, anzi, è riuscito a peggiorarlo, sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale e dell’equilibrio delle istituzioni”.

“I dati confermano la crisi, i risparmi in aumento delle famiglie sono gravati da maggiori imposte –  facile pensare che l’ex Premier tocchi questo argomento non per eccesso di populismo, ma perché questo tema rappresenta uno dei cavalli di battaglia del PD per cercare di mostrare segnali di ripresa – la disoccupazione è ai massimi e voi in Puglia – riprende quasi ricordandosi di essere intervenuto per sostenere un candidato alla Regione Puglia – lo sapete bene, perché il 70% dei posti di lavoro negli ultimi anni è stato perso nel Sud. La spesa pubblica e il debito pubblico sono aumentati, alla faccia della spending review mai realizzata”.  In effetti, a detta del Governo, la spending review avrebbe dovuto portare a un mancato esborso pubblico di circa 16 miliardi, a fronte dei quali, invece, ne sono arrivati scarsi 8, di cui, 4 provenienti dalle Regioni, 2 dai Comuni e poco più di un miliardo dai ministeri.

Berlusconi rilancia, dunque, quel pallino che all’occorrenza torna sempre valido, il centro-destra unito: “Nessuno può pensare di vincere da solo, si apre una nuova era, una nuova fase in cui tutti i movimenti politici alternativi alla sinistra devono per forza andare uniti. A tutti gli amici moderati presenti in sala dico che un giorno o l’altro dovremo tornare a far corpo comune in una unica grande squadra”. Invito questo che incassa da subito un’apertura inaspettata (ma non troppo) da parte della Lega Nord. Matteo Salvini, che da mesi ormai ripeteva che non si sarebbe mai alleato con Berlusconi, commenta così: “Iniziasse a votare contro le riforme e poi si aprirà un tavolo tra le opposizioni – anche se poi ribadisce fermezza su alcuni temi – basta condividere il progetto di Italia futura e di Europa, poi non imponiamo niente a nessuno”.

Critiche arrivano, invece, da Raffaele Fitto e da Grillo, il primo si chiede “Come possono ottenere l’unione tra i moderati proprio mentre mettono fuori dal partito le persone con espulsioni e commissariamenti”, lamentando quindi per se e per altri lo stesso trattamento che il Cavaliere lamenta di aver subito da Renzi; il secondo ricorda che tra la breve pena accordatagli e il patto del Nazareno, Berlusconi è come non fosse mai andato via, visto che ci ha pensato Renzi a salvaguardare gli interessi della Mediaset  guardandosi bene dal fare una legge contro il conflitto di interessi, contro la corruzione, non ritoccando il canone delle frequenze televisive e mettendo in vendita RaiWay cui è seguita l’OPAS di Mediaset.

 

 

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