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Caldoro ad Avellino: “In Italia si rottama, in Campania sempre le stesse facce”

Chi ieri mattina si è ritrovato nella sala conferenze del Viva Hotel di Avellino per assistere all’intervista doppia del giornalista Rai Michele Cucuzza ai presidenti della Regione Campania e del Consiglio regionale, Stefano Caldoro e Pietro Foglia, ha sicuramente avuto l’impressione di trovarsi di fronte a due alleati che non hanno alcuna intenzione di separare il loro cammino politico. Nonostante venerdì sera da Nusco il coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra Gaetano Quagliariello non abbia detto una parola definitiva sulle alleanze per le Regionali campane, anzi abbia piuttosto lasciata aperta la porta alla terza via, quella del cammino in solitaria della neonata Area Popolare. Ma che Pietro Foglia sia uno dei più convinti sostenitori del modello centrodestra che già cinque anni fa batté il Partito Democratico nella corsa a Palazzo Santa Lucia non è un mistero.

Ieri è stato su suo invito che il governatore campano ha rimesso nuovamente piede, per l’ennesima volta negli ultimi mesi, in Irpinia, per lanciare l’iniziativa “Progetto Irpinia”. Questa volta è toccata ad Avellino città. E proprio sulle sue continue incursioni in terra irpina, Caldoro si è soffermato in un passaggio precisando: “Ormai a Napoli dicono che sono sempre in questa provincia; qualcuno poi mi accusa di andare troppo spesso in Alta Irpinia. Io qui mi sento a casa e vado dove mi invitano”. Il riferimento è palesemente alle ripetute visite a Ciriaco De Mita (uno degli indecisi “illustri”), in forma privata e pubblica degli ultimi mesi.

Così se il governatore non ha ufficialmente annunciato la sua discesa in campo da leader del centrodestra campano, non lo ha neppure smentito: “Sono sempre in campo – ha detto – ma ho il dovere di fare il presidente della Regione fino all’ultimo giorno utile. Non ho mai chiesto nessuna candidatura, ma se dovesse esserci questa opportunità certamente non mi tirerò indietro”. A preoccupare Caldoro sono le dinamiche nazionali ancora incerte tra Forza Italia, Ncd e Lega, oltre che le trattative locali. Eppure il presidente forzista non si è nascosto dietro a un dito e nel rispondere alle domande di Cucuzza ha più volte marcato la differenza tra un noi (il centrodestra), che bene avrebbe fatto nel quinquennio a Palazzo Santa Lucia, e un loro (il centrosinistra) causa di tutti i mali combattuti dalla sua Giunta.

“Politicamente parlando, abbiamo di fronte il male, coloro che fanno politica con la p minuscola. Coloro che hanno portato questa terra allo sfascio completo. E, guarda caso, sono sempre gli stessi. In Italia c’è la rottamazione, in Campania si propongono sempre loro, quelli del duemila, anche con le stesse facce”. Poi l’immancabile elenco di cose fatte: dallo sblocco dell’Alta Capacità al Progetto pilota per l’Alta Irpinia, dall’Isochimica all’accelerazione della spesa. Proprio sui fondi europei il governatore ha puntualizzato: “Le prime volte che andavo a Bruxelles ero definito il rappresentante di una “regione canaglia”. Adesso abbiamo invertito il trend ed oggi, nell’anno solare 2014, siamo la Regione che ha speso meglio i fondi europei”. Freschi della settimana anche altri due “successi” che Caldoro non ha risparmiato di citare: “Ieri il presidente dei Rettori delle università italiane, di Bergamo, ha detto che la Regione Campania va meglio delle altre. Purtroppo non sappiamo leggere i nostri dati, c’è qualcuno che gufa troppo su questo territorio. Sempre ieri è venuto il presidente di Telecom e ha detto che siamo la prima Regione a investire in banda larga, anzi: questa regione è un modello nazionale”.

A Pietro Foglia il compito di rincarare la dose: “Progetto Irpinia perché siamo sempre più convinti che questo territorio, baricentrico tra Tirreno e Adriatico, quindi vero snodo strategico di sviluppo per il Mezzogiorno, diventa la vera sfida per il futuro dell’intera Campania. Dobbiamo smetterla di fare vittimismo. Questo vale anche per l’atavico discorso aree interne-aree costiere. Noi, invece, dobbiamo rivendicare la centralità dell’Irpinia nel processo di sviluppo e di crescita della Campania. Perché la provincia di Avellino ha disponibilità di aree e possiede una discreta infrastrutturazione, ed è quasi assente la criminalità organizzata”. E sul risanamento dei conti ha attaccato: “Da vicepresidente della commissione Bilancio, ho preso subito contezza del disastro lasciato da chi ci aveva preceduti, condensato in un debito sulla spesa corrente di un miliardo e trecentocinquanta milioni di euro con mutui fino al 2048: avevano ucciso la speranza dei loro figli e dei loro nipoti. Oggi parlano di non essere più ultimi? Per favore, ci è già bastato quello che avete fatto”.

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