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CHIESA e DENARO, indagati Vescovo e perpetua a Piedimonte Matese

Quando i carabinieri hanno controllato il conto corrente nella disponibilità del vescovo di Piedimonte Matese, Valentino Di Cerbo, non hanno trovato ciò che pensavano. In banca c’erano solo 17mila euro; ne cercavano almeno 488mila. Qualcosa di più sostanzioso lo avrebbero invece trovato più tardi nella disponibilità della perpetua di don Peppino Leone della diocesi di Alife-Caiazzo, sacerdote morto all’età di 93 anni nel settembre scorso.

 Ben 406mila euro sarebbero stati versati infatti sul conto della perpetua Rosa Cristina D’Abrosca e del marito Giovanni Fevola da don Leone. Da qualche giorno, però, sia i 17mila del vescovo che i 406mila, sono nelle mani della magistratura. Ma perché controllare i conti privati della curia? E perché sequestrare oltre 400mila euro? C’è un’inchiesta in corso, partita due anni fa dopo una denuncia di un anonimo all’autorità giudiziaria. Ma bisogna fare un passo indietro di ben tre anni.

È il 2013. Protagonista della storia è l’anziano don Leone, detentore, non si sa bene il perché, di un «gruzzolo» piuttosto consistente. Decide, don Peppino, di donare 30mila euro alla donna che lo avrebbe accudito per anni, la D’Abrosca. Parte una denuncia ai carabinieri di Piedimonte Matese e finisce nelle mani del maggiore Giovanni Falso che decide di vederci chiaro. Nel 2014 viene aperto un fascicolo in Procura a Santa Maria Capua Vetere. Il caso viene affidato al pm Antonella Cantiello. Inizia la «storia infinita».

fonte ilmattino.it

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