Cultura

Cinema Letteratura e Diritto, Giovani e Lavoro nell’era del precariato

Dopo “Smetto quando voglio” e “Le cose belle” martedì 1 Dicembre, presso il Convento di Santa Lucia al Monte dell’Università Suor Orsola Benincasa, si completerà con“Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì, la trilogia di pellicole italiane dedicate al tema “Giovani e lavoro nell’era del precariato”, che ha caratterizzato quest’anno la sezione cinematografica della decima edizione della rassegna di “Cinema Letteratura e Diritto”, ideata e promossa dalla Facoltà di Giurisprudenza del Suor Orsola.

 

Per discutere dei temi di uno dei film più premiati di Paolo Virzì (che tra il 2008 e il 2009 ha fatto incetta di riconoscimenti dal Nastro d’argento al Ciak d’oro), che racconta con caustica amarezza la saga dei giovani laureati italiani militarizzati nei call center, ci saranno Carla Musella, presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Napoli, Maria Teresa Salimbeni, docente di Diritto del Lavoro all’Università Suor Orsola Benincasa, il magistrato della Corte di Cassazione, Alfredo Guardiano, segretario dell’Associazione “Astrea. Sentimenti di Giustizia” e il filosofo Gennaro Carillo, professore ordinario di Storia del pensiero politico al Suor Orsola e coordinatore scientifico della rassegna.

 

Anche quest’anno, come di consueto, nella rassegna di Cinema Letteratura e Diritto del Suor Orsola alle visioni cinematografiche si alternano le voci e i discorsi sui rapporti tra diritto e rappresentazioni artistiche. E così dopo il suggestivo appuntamento di novembre su“Diritto e Fumetto”, il 15 dicembre alle ore 18 nell’aula magna del Suor Orsola, in collaborazione con l’Associazione “Astrea. Sentimenti di Giustizia”, sulla base del fortunato esperimento dello scorso anno con Fabrizio Gifuni, ritornerà l’appuntamento con il diritto messo in scena a teatro.

 

Marco Baliani proporrà, per la prima volta in Italia in forma di reading, uno dei suoi assoli più celebri, “Corpo di Stato”, un monologo sulle ferite ancora aperte degli anni di piombo, dove il corpo del titolo è quello di Aldo Moro che, dopo l’esecuzione della sentenza di morte da parte delle Brigate Rosse, fu sottratto dalla famiglia alla liturgia dei funerali di Stato.

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