Cultura

Coronavirus, come si può studiare da casa

In questo momento così difficile, dove sono ridotti i contatti chi l’avrebbe mai detto che ai tanti ragazzi sarebbe mancata la scuola? Eppure è proprio così. I giovani si annoiano a casa, specialmente i più piccoli.

Tutto viene posticipato a data da destinarsi. Tanti hanno paura di perdere l’anno scolastico, di fermarsi con i programmi didattici o semplicemente di non vedere più i proprio compagni di banco.ù

Ecco allora tante soluzioni proposte dal Governo, che noi abbiamo evidenziato da Sky tg24, per lavorare da casa, perchè anche essere studente è una professione si sa.

Le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse in tutto il Paese e, con il decreto del Presidente del Consiglio del 4 marzo scorso, si è dato il via libera alla didattica a distanza. Il problema è che la scuola italiana non aveva pronto un piano, per la didattica a distanza. E così ogni istituto si organizza come può, in base alle competenze tecnologiche dei docenti e alla dotazione di dispositivi per connettersi online degli studenti. Vediamo come si stanno attrezzando gli Istituti e quali risorse e strumenti sono gratuitamente disponibili e come ci si può accedere.

La situazione più difficile è quella che vivono le scuole elementari, dove gli studenti non possiedono – se non in rari casi – un dispositivo elettronico proprio per connettersi al web. In quel caso i ragazzi devono fare affidamento su pc, tablet e smartphone dei genitori. Va meglio, per quel che riguarda il parco tecnologico a disposizione, per chi frequenta le scuole medie, mentre i docenti delle scuole superiori possono fare affidamento su una percentuale di possesso di smartphone e tablet, da parte degli studenti, che si avvicina al cento per cento.

Il Ministero dell’Istruzione ha prontamente allestito una pagina sul proprio sito web in cui suggerisce piattaforme per la didattica a distanza e risorse utili a docenti e studenti. Le piattaforme consigliate sono tre: Google Suite for Education, Office 365 education A1 e la piattaforma realizzata da Treccani per la didattica digitale, Treccani Scuola.

Molte scuole, dalla primaria fino al liceo, dispongono e utilizzano il registro elettronico, o meglio un registro elettronico dal momento che ogni dirigente scolastico può scegliere quello che preferisce. Sui tutti i registri elettronici ci sono delle sezioni dedicate alla pubblicazione di materiale didattico, e in molti c’è anche la possibilità da parte degli studenti di caricare documenti, nella fattispecie i compiti e le esercitazioni. In queste sezioni, lezioni e compiti vengono assegnati e svolti tramite file di testo, pdf, file audio e in qualche caso file video. In questi casi non si può parlare di didattica a distanza, ma semplicemente di uno strumento per scambiare file.

Molti docenti hanno messo a disposizione di tutti le proprie lezioni video, pubblicate su diverse piattaforme. L’elenco è cospicuo e non è semplice tenere traccia di tutte le risorse disponibili. L’offerta accontenta un po’ tutti i livelli di istruzioni e le tipologie di indirizzi.

Più ricca la disponibilità di lezioni per le scuole superiori.

La didattica a distanza vera e propria inizia però, dal punto di vista tecnologico, con le lezioni trasmesse a orari determinati, con tutti gli studenti della classe collegati contemporaneamente. È il caso delle video lezioni, che alcuni istituti stanno organizzando in questi giorni. Diverse le soluzioni possibili. La prima è Hangout, il servizio di videoconferenze di Google. Il servizio, gratuito, permette però il collegamento in diretta video di un massimo di dieci persone. Per riuscire a seguire la lezione in venticinque o più partecipanti è però necessario fare l’upgrade alle versioni Business o Educational, ma in questo caso il servizio non sarebbe più gratuito, se non fosse che a Mountain View, per venire incontro ai problemi causati dalla forzata quarantena, ha deciso di regalare l’upgrade fino al 1 luglio. Per le videoconferenze/lezioni è possibile anche utilizzare Skype, nella sua funzione “videochiamata di gruppo”. Fino a 25 i partecipanti supportati dal software. Skype e Hangout sono buone soluzioni per quei casi, rari ma esistenti, di lezioni individuali (come ad esempio per alcune scuole con indirizzo musicale).

Strumenti più evoluti delle videolezioni per la didattica a distanza sono rappresentati dai cosiddetti webinar. Si tratta di sessioni con una scadenza temporale (da seguire cioè in diretta) che abilitano l’interattività in tempo reale. Si possono cioè non solo seguire le lezioni frontali, ma anche condividere lo schermo con gli altri partecipanti, si possono tenere esercitazioni e rispondere alle domande del docente. Insomma quanto di più vicino alla traduzione in digitale e da remoto delle attività normalmente svolte in classe. Gli strumenti per creare webinar e trasmetterli sono più di uno, e tutte le suite di cui abbiamo fatto menzione (sia Google Suite for Education, Office 365 e Webex di Cisco) offrono al loro interno la possibilità di svolgere un webinar. Ci sono dei prodotti poi gratuiti e sciolti dalle piattaforme suddette.

È appena nata un’iniziativa molto interessante per permettere la didattica a distanza e uniformarla il più possibile. Si chiama La scuola continua ed è il frutto di un’idea della virologa Ilaria Capua, con il contributo dell’Associazione Copernicani e il supporto del Centro studi Impara Digitale. All’iniziativa hanno aderito anche quattro colossi dell’high-tech: Google, IBM, Microsoft e Tim. Su questo portale è possibile trovare indicazioni per i docenti su come utilizzare le piattaforme, e gli stessi docenti si possono confrontare per approntare le migliori lezioni digitali possibili. Help desk via mail e webinar concordati con Ilaria Capua che risponde alle domande, di docenti e studenti, per approfondire la conoscenza del Coronavirus e dei rischi che comporta. Tra questi, purtroppo, il rischio che l’istruzione dei giovani italiani risenta non poco della sospensione della frequenza nelle aule.

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