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COZZOLINO:”Noi dobbiamo partire dalla nostra forza e avere l’audacia della ricerca, dobbiamo avere il coraggio di uscire dai porti protetti delle Istituzioni e prendere il mare aperto della società: lì c’è la nostra gente, il nostro popolo.”

di Andrea Cozzolino

L’audacia della #ricerca
… il #coraggio di uscire dai porti protetti delle Istituzioni e prendere il mare aperto della società

Oggi ci aspetta una Direzione del PD molto impegnativa, per quanto sia complicato dobbiamo avere la capacità di leggere con serenità quello che è successo il 4 dicembre e durante tutta la lunga campagna referendaria.
Nel voto di domenica c’è un forte, chiaro, quasi gridato contenuto politico che supera i confini del merito della riforma costituzionale posta alla vaglio degli italiani.
Quel voto parla a noi, parla al Partito Democratico e ci consegna la tragica insufficienza di un’azione riformatrice del Paese agita esclusivamente attraverso la dimensione delle Istituzioni: il Governo, le Regioni, ed anche i Comuni non possono esaurire la necessità di avere un Partito vero, radicato sul territorio, aperto, inclusivo, accogliente, curioso, popolare.
Un luogo politico, una comunità di donne e di uomini, di giovani, di lavoratori, in carne ed ossa, con le loro sofferenze, i loro sogni, con la loro dignità.
Nel voto da Milano a Napoli e fino a Palermo c’è un immane lavoro di ricostruzione politica, sociale ed organizzativa.
Questa è la sfida che abbiamo davanti: fare nascere dalla sconfitta un nuovo partito nel segno di un radicale cambiamento, ascoltando soprattutto quel profondo disagio sociale che inquieta e spaventa , in particolar modo le nuove generazioni.
C’è un Sud dolente, sofferente, incazzato, impoverito, senza speranza che chiede di essere ascoltato, rappresentato, tutelato, difeso.
Ci sono milioni di voti intorno al si ed intorno al no che chiedono partecipazione, guida e leadership.
Questo non è il tempo di rinunce, ma del coraggio di cambiare davvero.
Occorre una netta separazione e la costruzione di un’autonomia virtuosa del partito rispetto alle Istituzioni.
Il partito deve fare il suo percorso di ricostruzione e radicamento con le mani libere, aprendo porte e finestre ai cittadini che chiedono di scegliere e di essere protagonisti.
Questa deve essere la nostra ossessione: ascoltare il Paese, non abbiamo bisogno di un congresso di conta interna, sganciato dalla realtà, e dalle “cose” vere che sono nella vita degli italiani.
Il voto di domenica fa male ma rappresenta anche l’opportunità di ripartire e soprattutto di ripensare una nostra presenza nella società meridionale e del Paese tutto.
Questa complicata ed allo stesso tempo esaltante “fatica” investe ognuno di noi e deve partire dalla forza, dalla determinazione e dallo stile del nostro segretario, Matteo Renzi.
Non possiamo restare schiacciati nella dimensione del governo fino al 2018, dobbiamo andare al voto nei primi mesi del prossimo anno, ma prima dobbiamo cambiare la legge elettorale, recependo le osservazioni che arriveranno dalla Corte Costituzionale.
Dobbiamo votare con una buona legge elettorale e resistere alla tentazione, tutta emotiva, di vivere il prossimo appuntamento elettorale con lo spirito di una immediata rivincita.
Al contrario dobbiamo rafforzare le ragioni di un percorso politico con i 14 milioni di italiani che ci hanno creduto ed allo stesso tempo non possiamo rinunciare a riannodare i fili di un dialogo necessario con la maggioranza del Paese che ci ha detto No.
Nel mezzo di questi due corni del dilemma c’è lo spazio politico che dobbiamo conquistare attraverso l’ascolto dei territori, dei quartieri popolari, dei giovani, dei lavoratori: è un lavoro politico, è la missione di un partito popolare, è la capacità di costruire intorno alla leadership di Renzi una leadership collettiva, partecipata, vera.
Noi dobbiamo partire dalla nostra forza e avere l’audacia della ricerca, dobbiamo avere il coraggio di uscire dai porti protetti delle Istituzioni e prendere il mare aperto della società: lì c’è la nostra gente, il nostro popolo, lì troveremo le ragioni vere per continuare la nostra battaglia per il Sud, e per l’Italia.

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