Cultura

CRISTINA CAMPO INDAGA LA FORZA E LA FRAGILITA’ DI FRIDA KAHLO E CHAVELA VARGAS

Cristina Campo, indaga la vita preziosa  di Frida Kahlo e di quella altrettanto diversa e meravigliosa di Chavela Vargas, nel suo testo: “Frida Kahlo e Chavela Vargas: le eterne fanciulle divine“. Due vite incomparabili, due esseri, due simboli di forza e fragilità femminile. Due donne che la Campo considera sprezzanti, due anime che non si sono piegate alla vita, ai dolori che le hanno trapassate. Se lo sono fatte scivolare addosso il dolore, lo hanno allontanato, ma prima lo hanno guardato bene in viso.

Frida Kahlo  è un’icona, una superstar, che da qualche anno viene usata per rappresentare il  Modernismo messicano, il Pauperismo rivoluzionario, il Surrealismo. Frida nasce a Città del Messico da un ebreo ungherese della media borghesia, era una bambina sana, allegra, piena di luce, finché arriva la malattia, la polio si disse, che la obbligò per la prima volta all’ immobilità . Ma Frida si ribella alla vita che l’ha costretta alla menomazione perchè vuole vivere come tutti gli altri, e quindi salta, corre in bicicletta, nonostante la gamba offesa. Una personalità forte, irruente, piena di vitalità, ma dentro di sé si sente una bambina ferita a morte dalla vita.  Perché la sua disabilità è oggetto di scherno e denigrazione, più volte è oggetto di bullismo, infatti viene chiamata  gamba di legno. Ma ugualmente dopo il liceo, Frida ha deciso di diventare medico, ed è l’unica ragazza accettata dai Los Cachuchas, il gruppo di studenti che si interessa di letteratura e politica. Ma è proprio al ritorno da scuola, insieme al fidanzato Alejandro Gómez, che all’improvviso un treno elettrico si scontra con l’autobus dove si trovano i due giovani. È un incidente terribile, molti muoiono e Frida rimane gravemente ferita. La sua colonna vertebrale si spezza in più punti, si rompe il bacino, le costole, la gamba sinistra, mentre una stanga dell’autobus addirittura dall’anca penetra nella vagina. A 18 anni dovrebbe essere morta, in realtà sopravvive, ma solo dopo mesi di ospedale e 32 interventi chirurgici. Da qui   nasce il grande genio di Frida Kahlo, da un incidente, da una mossa brutale e angusta del destino. Dalla vita e dai suoi enormi dolori nascono dei nomi che ricorderemo per sempre per ciò che hanno fatto, per quello che hanno subito, per come sono tornati a vivere. Frida dipinge e dipinge il dolore, il suo, quello privato,  dipinge il suo dolore fisico, la frustrazione di non poter concepire, l’amarezza dei tradimenti del marito come fossero ex voto a una divinità pagana. Dissimile, la vita di Chavela che non impersonifica la bambina malata, quanto piuttosto la bambina abbandonata. Viene dal Costa Rica Chavela e in Messico ha fatto la cantante di strada,  e quando entra nel circuito di Frida  la sua voce profonda e rabbiosa diventa improvvisamente la voce del Messico. Diventa popolare eppure al ritorno in Messico scompare. La danno per morta. Del resto non è morta ma è come se lo fosse. Il suo male è l’alcol, il suo demone è l’autodistruzione. Per salvarsi si rifugia nelle terre degli sciamani, diventando una sciamana. Di loro queste due donne, all’apparenza diverse, ma ugualmente impregnate di dolore raccontano nel libro della Campo quella leggerezza, quel distacco quasi totale dai beni di questa terra di cui l’autrice è fiera in queste parole: «La bellezza, innanzi tutto, interiore prima che visibile, l’animo grande che ne è radice e l’umor lieto. Con lieve cuore, con lievi mani/ la vita prendere, la vita lasciare…».

Il libro viene presentato oggi 3 luglio durante l’appuntamento dal titolo: “Paura e coraggio delle donne: Frida Kahlo e Chavela Vargas” presso la Biblioteca Valvassori Peroni, ore 12 in occasione de «La Milanesiana 2017, Letteratura Musica Cinema e Scienza», ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi.

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