CIAMBRIELLO:”LA MAFIA SI E’ SEMPRE NUTRITA DI COMPLICITA’ E DI PAURE. LA PAROLA LEGALITA’ SOSTITUIAMOLA CON RESPONSABILITA’, DIMOSTRIAMO DI COSA SIAMO -CAPACI-.”

Abbiamo bisogno di storie di ordinario coraggio per far ripartire il Paese,, far emergere esempi positivi di impegno ed altruismo.Quando ci sono questi anniversari di stragi, come quella di Capaci, le giornate della memoria e della legalità, facciamo la nostra parte, ma ricordiamoci gli altri virus: mafia, corruzione, ingiustizia sociale, indifferenza. Dimostriamo di cosa siamo relamente “CAPACI”, in questa eredità da custorire. Un dovere civico che coniuga ricordi e coraggio, frasi delle vittime di mafie e pratiche di vita, indignazione per le cose che non vanno e coraggio di cambiare le cose che non vanno. E credo che dobbiamo sostituire la parola legalità con il valore e la parola “responsabilità”. E testimoniare e proclamare di non cedere alle suggestioni delle mafie, una strada di morte, non compatibile con il Vangelo, di rinunciare alla zone grigie, di reclamare diritti e non chiedere favori.. Chi è nei clan non crede in Dio. Poi, attenzione ai professionisti dell’ antimafia, delle parole e degli appelli, attenzione al pentitismo farisaico,ai depistaggi. Ma noi siamo anche per uno stato di diritto che vale anche per Caino. E poi chi sono i giusti e Abele nella nostra società?  Dobbiamo essere donne e uomini di intelligenza, cuore, passione e lotta.  La necessità di contrasto al fenomeno mafioso travalica gli schieramenti, le differenze politiche e ideologiche, la divisione tra maggioranza e opposizione.E attenzione a non tirare sempre per la giacca Giovanni Falcone sull’ergastolo ostativo, sul terzo livello, laddove il magistrato semmai ne stigmatizzò la teoria.

«La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra». E «le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità»,ci ha ricordato il presidente Mattarella.

Nella Chiesa, come nella società, qualcuno ha svuotato una parola importante come legalità, trasformandola in un lasciapassare. Molti puntano ad una legalità malleabile, sostenibile e appariscente.

Basta con l’antimafia degli slogan, con il presenzialismo da tutta Italia, noi siamo con l’antimafia delle associazioni che costruiscono consapevolezza critica e denuncia profetica, noi siamo con magistrati e forze dell’ordine che quotidianamente,con grandi sacrifici, portano avanti battaglie ed indagini. Noi siamo con i giornalisti minacciati,con quelli uccisi da mafia e camorra, con le famiglie delle vittime innocenti della malavita.
Testimoniare la passione civile, come fanno loro, significa cambiare la politica e costruire il bene comune.
Tante vittime innocenti della malavita vivono. Le loro idee continuano a vivere, nella mente e nel cuore di tantissimi di noi, nella nostra sensibilità, nella nostra indignazione, nel nostro coraggio. Paolo Borsellino lo ripeteva.”E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno,chi non ha paura muore una volta sola.”

La parola legalità sostituiamola con responsabilità. La parte giusta non è un luogo dove stare, ma un orizzonte da raggiungere, valori e diritti da difendere e testimoniare.

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