ISTAT E FAMIGLIA/ Meno bambini, più adulti soli,la famiglia è sempre più piccola e povera: ultimo appello a una politica assente. Allarme rosso!

Al primo gennaio 2019 la popolazione residente in Italia è pari a 60milioni 359 mila unità( 23.384.766 maschi e 30.974.780 femmine), oltre 124mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. Annuario Istat,pubblicato il 30 dicembre, che è la storia di una grande ritirata demografica, di un Paese sempre più anziano, dove ci sono pochi genitori e ancor meno meno bambini.

La famiglia italiana si sta restringendo, ci informa l’Istat nell’Annuario statistico 2019: «Sono sempre più numerose e sempre più piccole». In una parola, frammentate. Un pulviscolo di anime sempre più indifese alle prese con le gioie e le difficoltà quotidiane, con i frangenti della vita. Venticinque milioni e settecentomila nuclei la cui media dei componenti è passata da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l’aumento delle famiglie uni personali – i «single» – che in venti anni sono arrivate al 33,0% nel 2017-2018. Ovvero un terzo del totale delle famiglie. Il boom delle famiglie «single» (che in verità non dovrebbero nemmeno definirsi famiglie, a ben vedere è una contraddizione di termini) è dovuto a fattori diversi e concomitanti.

La prima considerazione o aspirazione per chi fa politica è quella di promuovere le condizioni di autonomia e di lavoro dei giovani e delle donne. E’ la strada maestra, senza populismo o demagogia, per le società moderne avanzate che vogliono continuare ad essere vitali.

Sta cambiando la demografia, ma sta cambiando anche il modo di intendere e vivere la famiglia.

Più la città è ricca maggiori sono le disuguaglianze. Nella relazione è scritto: “All’aumentare del reddito familiare, si acuiscono anche le disuguaglianze: i comuni centro area metropolitana registrano sia il più alto reddito netto medio familiare sia il più alto rapporto di disuguaglianza Andamento opposto per i comuni fino a 50 mila abitanti che si caratterizzano per avere il reddito più basso accompagnato dalla disuguaglianza dei redditi più bassa”. Relazione opposta a quella che si registra invece su base regionale: “nel Nord-est, caratterizzato dal reddito netto medio familiare più elevato (41.019 euro a fronte di 36.293 euro dei residenti in Italia), si osserva – viene spiegato – una disuguaglianza dei redditi più bassa rispetto alle altre aree”.

E poi nella fotografia del nostro Paese si parla anche della fuga dei cervelli, degli asilo nido(le regioni con il maggior numero dei bambini iscritti sono la Lombardia, L’Emilia e il Lazio. In campania gli utenti sono appena 4.255), e poi del turismo, delle carceri piene e sovraffollate e del rischio povertà per le coppie con genitori under 35. Le famiglie in condizione di povertà assoluta, ci dice l’Istat sono un milione e 822mila, per un totale di oltre 5 milioni di persone!

L’Istat ricorda poi come “tra i 18 e i 34 anni poco più del 60 per cento vive ancora con uno o entrambi i genitori”.

Rispetto a questo vero volto dell’Italia la politica dia segnali di risveglio e di zelo, di risposte concrete e plausibili.

I legami di coppia e la disponibilità a diventare genitori sono tra i motori di sviluppo e di coesione sociale di un popolo: se non li metteremo al centro dell’agenda politica del nostro Paese, l’Istat non potrà fare altro che riportare costantemente i dati di una progressiva sconfitta, raccontando un Paese dove i legami sociali stanno drammaticamente evaporando. L’Annuario Istat 2019 propone una fotografia del nostro Paese con cui è opportuno fare i conti; i dati sulla popolazione, in particolare, sono da “allarme rosso”, ma nessuno sembra darsene per inteso. Non leggo dichiarazioni, commenti, proposte,analisi e terapie.

Quello che caratterizza il nostro Paese è la carenza di strumenti politici in grado di sostenere le scelte individualemte deisiderate che hanno ricadute positive sullo sviluppo economico e sulla sostenibilità sociale. Provare per credere ed incentivare la speranza!

 

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