Gli agenti in tenuta antisommossa,schierati con le maschere antigas,pronti sulle torrette dei blindati a lanciare lacrimogeni contro i manifestanti dell’Ilva di Genova.E poi un casco sfilato per mostrare la faccia e dialogare.Gli operai decisi a far sentire la loro voce,il loro dramma.E poi il gesto del vicequestore aggiunto Maria Teresa Canessa di togliersi il casco e stringere la mano al primo che s’è trovata davanti (seguita da altri colleghi) è servito a stemperare il clima e riportare la calma.Non controparti,ma parti diverse in un unico ambito di convivenza. ” Mi è venuto spontaneo sfilarmelo e avvicinarmi per parlare a quattrocchi con questi lavoratori messi a dura prova”,così la poliziotta, che poi ascolta il racconto di quell’uomo che ha una moglie e una figlia di 15 anni .
E’ solo un’immagine d’accordo,un’immagine forte però,visto che troppe volte vediamo manganellate,molotv,lacrimogeni e volti coperti.
E anche questi poliziotti, che ogni giorno per stipendi spesso modesti e vite di sacrificio,correndo gli stessi pericoli meritano rispetto.
Gli uni e gli altri facevano lì a Genova solo il loro dovere.In entrambi i casi il lavoro ha un insostituibile valore identitario.Da Genova una piccola buona notizia di solidarietà.