STEFANO CECCANTI:”DUE SEMPLICI RAGIONI PER IL SI AL REFERENDUM.”

di Stefano Ceccanti

Referendum. Si possono spiegare in sintesi le ragioni di un voto favorevole alla riforma costituzionale del 20 e 21 settembre

Il quesito su cui siamo chiamati a votare è chiarissimo: riteniamo che debba restare la cifra di 945 parlamentari eletti direttamente dai cittadini, 630 alla Camera e 315 al Senato, stabilita non dai padri costituenti ma da una riforma del 1963, oppure pensiamo che sia opportuno scendere a 600, di cui 400 alla Camera e 200 al Senato?

A questo punto dobbiamo trovare dei criteri di risposta. Ne vedo due.

Il primo è quello di capire se le ragioni che hanno portato a quella scelta nel 1963 sono ancora valide oppure no. Allora il Parlamento nazionale era l’unico livello effettivo di rappresentanza politica generale, sia per l’approvazione di leggi sia come cerniera tra cittadini e istituzioni. Si passava direttamente dalla piccola scala dei Comuni fino a lì, senza niente sopra. Invece nel corso dei decenni abbiamo creato e rafforzato i Consigli regionali ed eleggiamo il Parlamento europeo. La sussidiarietà, principio giustamente tanto caro all’insegnamento sociale della Chiesa, si è espansa sia sotto sia sopra lo Stato nazionale. Possiamo pensare che essa debba solo creare istituzioni aggiuntive senza toccare quelle che ci sono? Non credo.

Il secondo è quello di capire cosa stanno facendo i Paesi europei che hanno una grandezza analoga alla nostra. La Francia ha 577 parlamentari eletti per dare la fiducia al Governo, ha visto crescere anch’essa le Regioni oltre che il ruolo dell’Unione europea, e per questo sta pensando di scendere a 404.

Il Regno Unito, che ha istituito i Parlamenti regionali in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, elegge 650 deputati che danno la fiducia e vuole scendere a 600.

In Germania, dove la popolazione è un terzo maggiore della nostra, i seggi fissi dei parlamentari che danno al fiducia al Governo sono 598; per una serie di problemi legati alla legge elettorale ora, alla fine, sono arrivati di fatto ad eleggerne 700 e vogliono mettere un tetto.

In Spagna sono eletti e danno la fiducia in 350. Tutto considerato, quindi, una certa discesa da 945 a 600 rientra in una tendenza generale. Lo spiega molto bene il prof. Delle Donne della Scuola S. Anna di Pisa in un bel volume curato dal prof. Rossi per Pisa University Press.

Personalmente credo che l’aggiornamento dovrebbe riguardare anche altro e che il cambiamento dei numeri è solo un piccolo passo: Però il successo del Sì può dare a tutti coraggio per percorrere altre tappe, altrimenti si bloccherebbe tutto.

STEFANO CECCANTI,Professore ordinario di Diritto Parlamentare e Diritto Costituzionale Italiano e Comparato. Già senatore, deputato nella XVIII legislatura,  capogruppo Pd nella Commissione Affari Costituzionali

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