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Estorsioni a Preziosi e al club, indagati 15 ultrà del Genoa

Associazione a delinquere, estorsioni, violenza privata e intestazioni fittizie: sono le accuse nei confronti di una quindicina di ultrà del Genoa, indagati dalla Procura di Genova. Secondo quanto ricostruito, il gruppo avrebbe estorto denaro, ma anche altre utilità, al presidente della squadra rossoblù Enrico Preziosi, in cambio di una “pace” della tifoseria organizzata. L’indagine copre gli anni dal 2005 ad oggi. Sono emersi episodi di violenza fisica e psicologica, dentro lo stadio e fuori, verso giocatori, parte della tifoseria ed esponenti del club.

Uno degli indagati è Massimo Leopizzi, che sarebbe a capo della Brigata Speloncia ed era già finito nell’indagine di Cremona sul calcioscommesse e nella clamorosa protesta in Genoa-Siena del 2012, quando i tifosi costrinsero i giocatori a togliersi le maglie “perché indegni”. Ci sono poi Davide Traverso, ex presidente dell’Associazione club genoani, ed Artur Marashi, legato ad ambienti della ‘ndrangheta.

Già nel 2017 il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi era stato sentito in commissione Antimafia sulle violenze della tifoseria organizzata e aveva parlato di “nutrita presenza di pregiudicati ed esponenti della malavita nel tifo organizzato del Genoa” e di “comportamenti che si avvicinano molto a quelli delle organizzazioni di tipo mafioso”. Oltre all’episodio dei giocatori costretti a togliersi le maglie, Cozzi aveva fatto riferimento ad armi e droga sequestrati a un tifoso che li nascondeva in un garage per conto di qualcuno, agli scontri fra tifoserie rivali e all’inchiesta sui ricatti subiti dall’ex allenatore Gasperini e dalla società. Secondo il pm, una parte della tifoseria avrebbe ricattato l’allora allenatore con minacce di contestazioni e pressioni. Fra gli episodi presi in considerazione dagli agenti della Squadra mobile, c’era il litigio consumato fra ultrà e Gasperini sulla presenza negata di alcuni calciatori simbolo della squadra ai raduni dei club.

A Marashi, in contatto con il pluripregiudicato Safet Altic (arrestato nel 2019 dopo una latitanza di tre anni e fresco di condanna a 6 anni per traffici di droga) era stato affidato un servizio per gli ingressi in tribuna Vip: decisione che per la commissione Antimafia destava “perplessità”

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