Economia e Welfare

IL LUSSO IN PIENA RIPRESA, BOOM IN ASIA E USA

Il mercato del lusso è in piena ripresa. Nel 2020 il settore si è rivelato difensivo superando rapidamente la crisi economica e nel 2021, le vendite sono in rapida accelerazione per il veloce miglioramento dell’economia cinese, che è riuscita a raggiungere il livello pre-COVID.

Non c’è ancora una normalizzazione delle vendite per la quale con ogni probabilità bisognerà aspettare il 2022. La Cina resta un forte consumatore di prodotti di lusso e il principale motore della domanda, mentre la forza del mercato americano è stata una sorpresa positiva. Tuttavia, il ritardo nelle campagne di vaccinazione e la mancanza di turisti internazionali hanno influito sulle vendite sul mercato europeo. Bisognerà quindi attendere un ritorno più significativo del turismo interregionale per recuperare i 280 miliardi di dollari di reddito annuo su scala globale, e quindi confermare il suo ritorno alla normalità. Sono le analisi di Arthur Jurus, senion strategist del gruppo franco tedesco Oddo Bhf riportate su Luxury Tribune.

I maggiori gruppi del lusso hanno confermato che da gennaio 2021 le vendite sono state superiori alle attese. E il fenomeno è addirittura diventato più intenso dalla primavera, afferma Jurus, che parla addirittura di un boom in Asia e negli Stati Uniti.

I numeri parlano da soli: LVMH, il gruppo numero uno dei beni di lusso, ha annunciato lunedì 26 luglio di aver superato dell’11% le vendite globali semestrali pre-pandemia a 28,7 miliardi di euro per un utile netto di 5,3 miliardi (+64 % rispetto al 2019). Kering ha registrato un aumento dell’8,4% rispetto al periodo pre-Covid19 e un fatturato di 8 miliardi di euro. Richemont, anch’essa ben posizionata, ha registrato un primo trimestre (off year) eccezionale con un aumento del +18% rispetto al 2019 e un fatturato di 4,3 miliardi di euro, trainato in particolare dalla performance dei suoi due marchi di gioielleria Cartier e Van Cleef & Arpels. Inoltre, le performance dei valori del lusso europeo sono da 2 a 3 volte superiori a quelle degli indici azionari europei.
Nel 2021 Hermès è cresciuta del 40%, Richemont del 33%, LVMH del 25% e Kering del 20%. Lo slancio è favorevole e continuerà il trend di crescita degli utili. Lo dimostrano i recenti risultati di LVMH: i ricavi sono aumentati del 14% rispetto al secondo trimestre del 2019 e i margini sono aumentati di 5,5 punti percentuali al 26,6%. Le prospettive sono favorevoli anche per Richemont: la crescita media annua delle sue case di gioielleria potrebbe quindi raggiungere il 12% nei prossimi due anni, contro un ritmo del 10% prima della crisi.
Cosa ci dice questa situazione? “Che l’appetito sfrenato dei consumatori si è mostrato senza ritegno, paura o senso di colpa, come è avvenuto durante le precedenti grandi crisi causate dagli attentati dell’11 settembre o dalla crisi del 2008. Le campagne di vaccinazione orchestrate dalla primavera hanno visibilmente riportato l’ottimismo sui mercati”, afferma Jurus.

Tra le tendenze emergenti: “l’appetito” dei consumatori cinesi è in crescita, le collezioni di prodotti sono in aumento, oltre il 60% delle vendite è legato all’esperienza digitale e i mercati dell’usato nel lusso stanno contribuendo fino a un reddito di 30 miliardi di dollari nel 2021. “Queste prospettive sono positive per il settore del lusso, che ha confermato la sua attrattività tra gli investitori”, spiega. Da un lato, le operazioni di fusione e acquisizione, a livello globale, si sono rivelate dinamiche dall’inizio dell’anno e hanno raggiunto oltre 1.200 miliardi di dollari per trimestre. Tale attrattività ha riguardato anche il lusso, dove le operazioni sono state significative (LVMH su Tiffany, VF Corporation su Supreme, Moncler su Stone Island).
L’Asia, è una delle principali fonti di vendita di beni di lusso :+86% delle vendite per LVMH nel primo semestre dell’anno, +53% per Kering e +40% per Richemont al 30 giugno). Secondo l’analista, il boom “rallenterà inesorabilmente, poiché l’effetto del consumo eccessivo generale in reazione ai lockdown è temporaneo. E diventerà urgente la necessità di ripensare il modello produttivo, ancora troppo basato sui consumi eccessivi. Molti si stanno ora rivolgendo a modelli più sostenibili, a partire dall’upcycling”.

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