Economia e Welfare

Imprese, 432.000 investono nel green, 3,1 mln lavoratori

Il termine “green economy” è ormai sulla bocca di tutti, da diversi anni è entrato a far parte del vocabolario quotidiano e spesso è utilizzato senza una vera cognizione di causa. Dunque, quando parliamo di Green Economy parliamo di un’economia che produce benessere umano ed equità sociale, riducendo allo stesso tempo i rischi ambientali e le scarsità ecologiche. Nella sua espressione più semplice, un’economia verde può essere pensata come un’economia a basse emissioni di anidride carbonica, efficiente nell’utilizzo delle risorse e socialmente inclusiva.

Tra le imprese della green economy ci sono quelle che producono beni di qualità ecologica e servizi ambientali (core green) e quelle che hanno adottato modelli di gestione green (go green). Complessivamente sono il 42% delle imprese italiane e, stando alla Relazione sulla Green Economy realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sono quelle che hanno resistito meglio alla crisi, esportano di più, vincono sul fatturato e hanno le migliori aspettative per il futuro. Sono guidate in prevalenza da ultra quarantenni e più delle altre sono al femminile.

Com’è fatta l’impresa della green economy? La forma societaria predominante è la Srl o la Spa. L’imprenditore verde è in prevalenza maschio, anche se la presenza di imprenditori donna nelle imprese green è più alta rispetto alle imprese tradizionali (24% contro il 20,9%). Guardando all’età media, l’imprenditore green ha mediamente più di 40 anni (la fascia più popolata è quella 40-59 anni) con una quota non trascurabile di ultra sessantacinquenni.

Imprese, 432.000 investono nel green, 3,1 mln lavoratori © ANSA

Le imprese della green economy vincono sul fatturato. Le aziende green che hanno visto aumentare il fatturato nel 2014 sono il 21% contro il 10,2% delle imprese tradizionali. Anche quando si parla di esportazioni il verde è premiante: secondo i dati della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, le imprese core green che commerciano con l’estero esportando prodotti sono il 19,8% e quelle go green addirittura il 26,5%, a fronte di una media del 12% tra le altre imprese.

Nelle imprese della green economy cresce l’occupazione? Qui il discorso si fa piuttosto articolato: nel 2014 gli investimenti nelle energie rinnovabili sono crollati del 71% a seguito del taglio retroattivo degli incentivi e questo ha avuto ripercussioni pesanti dal punto di vista occupazionale. Per contro, oggi si assiste a una crescita consistente degli investimenti in efficienza energetica e in questo mercato specifico i posti di lavoro aumentano in modo consistente.

In particolare ha avuto un effetto positivo il bonus fiscale legato alla riqualificazione energetica degli edifici, dove le 1,88 milioni di domande (corrispondenti a un importo di 22 miliardi di euro in termini di interventi) hanno prodotto un aumento di 48mila occupati diretti nel 2014, che diventano 60mila se si prende in considerazione anche l’indotto.

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La Green Economy, in Italia, è un generatore di posti di lavoro. GreenItaly 2018, il rapporto patrocinato dal Ministero dell‘Ambiente e della Tutela del territorio e del mare riconosce la repentina crescita della green economy nazionale. Secondo il nono rapporto, negli ultimi 5 anni circa 345mila imprese hanno investito in tecnologie green che permettono un maggior risparmio energetico ed un minor impatto ambientale.

L’Italia è in crescita sull’investimento nel lavoro specializzato nella green economy: il settore assicura entro il 2025 circa 800mila posti di lavoro. Ad oggi è registrabile un 13% dell’occupazione complessiva nazionale, ovvero circa 3 milioni di “lavori verdi”, in cui ogni occupato mette a disposizione le proprie competenze green. Investitori, ingegneri energetici, agricoltori biologici, tecnici meccatronici o addetti alle installazioni di impianti termici a basso impatto.

Il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli spiega: “Le aziende che puntano sulla sostenibilità, sulla tutela dell’ambiente, sull’economia circolare, anche grazie alle nuove tecnologie abilitanti, sono più innovative e creano maggiori opportunità di lavoro qualificato.”

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