Cultura

ISOLA MADRE, IL LUOGO PIU’ VOLUTTUOSO DEL MONDO

“Il luogo più voluttuoso che abbia mai visto nel mondo.” Così G. Flaubert, nel 1845, descriveva l’Isola Madre, la più grande isola del Verbano, universalmente conosciuta per le sue raffinatissime collezioni botaniche.

La professoressa architetto Adele Buratti Mazzotta ne ha fatto il soggetto di una nuova opera, uno splendido volume dal titolo “Isola Madre. Da Insuleta Sancti Victoris a Isola Renata, un millennio di storia” che viene presentato lunedì 12 giugno, ore 17,30, nella sala conferenze dell’Archivio di Stato di Milano, via Senato 10, a cura dell’Archivio di Stato e di Archeion-Amici dell’Archivio di Stato di Milano. Intervengono, oltre all’autrice, Benedetto Luigi Compagnoni, Direttore dell’Archivio;  Andrea Terreni,  Archeion;   Marco Carminati,  Il Sole 24 ore.
Spiega Buratti Mazzotta: “Da tempo desideravo compiere una ricerca sull’Isola Madre, un luogo riservato e affascinante, da secoli sovrastato dalla grandiosa bellezza della vicina Isola Bella, ma non ero mai riuscita a realizzarla. Ora, per festeggiare il compleanno della principessa Bona Borromeo e insieme ricordare il suo impegno nella più recente sistemazione dell’isola, mi sono finalmente decisa.”
E’ stato un lavoro certosino tra pergamene, carteggi ufficiali, inventari, rendiconti di spese, disegni e progetti conservati nell’Archivio Borromeo dell’Isola Bella, e proseguito  nella Biblioteca Ambrosiana ( fondo Fossati Bellani) che ha riservato affascinanti sorprese: dalle notizie dai primi passaggi cinquecenteschi fino alle proposte di inizio Novecento per la sua riconversione in un grande albergo “con sale di concerto e di ritrovo”.

La soddisfazione del risultato è stata quella di riuscire, attraverso le diverse fonti, a ricostruire il divenire degli avvenimenti: da quelli edilizi a quelli riferiti all’ambiente circostante. Infatti, mentre il palazzo si è lentamente modificato e ampliato nel tempo, la vegetazione dell’isola ha avuto particolari mutamenti nei differenti periodi: dalla prima vocazione a ulivi dell’età medievale a quella con i vigneti del primo Cinquecento per poi passare, verso la fine del secolo, alle spalliere di agrumi che si conservano fino all’Ottocento quando il giardino diventa romantico, “all’inglese”.

E, se le sue vicende nel tempo sono state varie e movimentate, ora l’isola ha assunto un equilibrio e una bellezza che ne fanno una delle “meraviglie” del lago Maggiore.

La storia dell’Isola Madre è articolata e complessa. Documentata fin dall’846, dal 1441 è compresa nel feudo concesso dai Visconti alla famiglia Borromeo che poco dopo, nel 1501, l’acquista per averne la completa disponibilità e creare qui un luogo di svago e di villeggiatura. Entro la fine del secolo viene eretto un palazzo e tutt’intorno si creano giardini con spalliere di agrumi che la caratterizzeranno fino alla fine del Settecento.

Nell’Ottocento anche qui il gusto romantico, all’inglese, modifica la vegetazione che sempre più lascia l’impostazione del verde a terrazze per definire percorsi sinuosi, ricchi di visuali prospettiche da offrire ai suoi ospiti. Nuove specie di piante, provenienti da luoghi e da climi lontani, si adattano al particolare microclima dell’isola che anche oggi propone ai visitatori elementi di originale curiosità.

L’autrice. Adele Buratti Mazzotta, già professore ordinario di Disegno e Rilievo dell’architettura nel corso di laurea di Ingegnerie edile/ Architettura del Politecnico di Milano, svolge le sue ricerche nel campo del rilievo e della rappresentazione con particolare riferimento ai temi del contesto milanese tardo cinquecentesco. In questo ambito ha pubblicato la prima edizione del trattato di architettura di Pellegrino Pellegrini, attivo in quegli anni nella progettazione dell’Isola Madre. Ha svolto approfonditi studi sulla cartografia storica tra Cinque e Ottocento, intesa come strumento di conoscenza per la lettura della moderna realtà territoriale. Infine, ha dedicato un particolare ambito di indagine alla cultura del progetto e della sua definizione grafica tra Otto e Novecento.

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