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Kobe Bryant, l’emozione e le lacrime dei Lakers nel ricordo del loro Black Mamba

È stata la prima volta che i Lakers sono entrati allo Staples Center dopo il tragico incidente in cui ha perso la vita Kobe Bryant, insieme alla figlia 13enne Gigi e altre sette persone. Così la notte di Los Angeles è stata un lungo ed emozionante tributo al leggendario giocatore della squadra, che si era ritirato dall’NBA nel 2016.

I Los Angeles Lakers in occasione della sfida contro i Portland Trail Blazers hanno preparato una maglia per ognuno dei 20 mila spettatori dello Staples Center: metà con il numero 8 e metà con il numero 24, ossia i due numeri indossati da Bryant durante la lunga carriera in gialloviola.

A bordocampo, poi, due maglie speciali e rose rosse per ricordare Black Mamba e sua figlia proprio nei posti che erano soliti occupare.

L’omaggio è iniziato con i cori dei tifosi, poi Usher ha cantato Amazing Grace. In video, intanto, scorrevano clip e immagini del campione, tra la straordinaria carriera, la famiglia e la vittoria dell’Oscar. La Filarmonica di Los Angeles ha suonato l’Alleluia di Leonard Cohen al violoncello. Commosso e in lacrime l’amico ed «erede» LeBron James. Il cestita ha promesso al mondo e soprattutto all’amico scomparso che farà di tutto per raccogliere la sua eredità. Carmelo Anthony invece non ha preso parte alla partita: troppo forte la commozione per la perdita di Bryant. Le compagne di squadra di Gigi Bryant alla Mamba Sports Academy hanno seguito la partita a bordo campo. E i tifosi senza biglietto si sono dati appuntamento fuori, davanti allo stadio, per onorare anche loro uno dei cestisti più forti della storia.

Kobe Bryant è morto domenica scorsa nello schianto dell’elicottero, nei dintorni di Los Angeles, che lo portava in palestra insieme alla figlia 13enne Gianna e ad altre 7 persone. Sulle cause dell’incidente, le indagini sono ancora in corso. In base alla ultima ricostruzione il Sikorsky S-76B quel giorno non sarebbe dovuto decollare a causa delle condizioni di meteo avverse. ossia per la scarsa visibilità. A rivelarlo sono state tre fonti vicine alla compagnia di charter proprietaria dell’elicottero. La Island Express Helicopters, scrive il New York Times, è certificata solo per operare secondo le regole del volo a vista, vale a dire con almeno tre miglia di visibilità e un tetto di nuvole non inferiore ai 1.000 piedi dal suolo. Al contrario, non aveva la certificazione per il volo strumentale.

A bordo, però, l’elicottero aveva gli strumenti adatti, quelli approvati per il volo strumentale dalla Federal Aviation Administration (F.A.A.), e anche il pilota Ara Zobayan aveva l’abilitazione per questo tipo di volo. Tuttavia, a causa delle limitazioni imposte dalla F.A.A. per operare con il trasporto di passeggeri a noleggio, gli era richiesto di seguire le regole del volo a vista. Tali limitazioni, sempre secondo il quotidiano newyorchese, sarebbero la prassi: solitamente nessuno degli operatori charter affronta le spese e le complicazioni necessarie ad ottenere la certificazione per il volo strumentale, anche perché normalmente è semplice navigare a bassa quota nel sud della California visto il tempo in genere soleggiato. Non quella maledetta domenica, purtroppo.

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