Cultura

La lingua napoletana: un patrimonio imprescindibile

L’eterno quesito “Il napoletano è una lingua o un dialetto?” rappresenta uno dei temi più dibattuti di sempre, particolarmente a cuore dei cittadini di Napoli e dei suoi estimatori. Volendo dare una risposta personale a questo interrogativo storico credo vivamente che il napoletano sia un idioma degno di nota, caratterizzato da un gergo unico nel suo genere. Attraverso l’espressività e la musicalità intrinseca nel suo vocabolario, unitamente alla gestualità, permette di esprimere in maniera incomparabile ed ineccepibile qualsiasi opinione o pensiero.

Colonna portante poi di questa lingua, sono le cosiddette locuzioni idiomatiche (modi di dire), da sempre oggetto della mia curiosità, che non possono essere tradotte in italiano perché costituite da un significato irriducibilmente proprio e che conferiscono ancora di più un indiscusso prestigio.                                                                                            Dunque si tratta di un patrimonio culturale e sociale che andrebbe costantemente esaltato e tutelato.                          Una lingua romanza a tutti gli effetti che affascina filologi e studiosi per la perfetta commistione tra suono e significato.

Simbolo identitario della città di Napoli, ha subito innumerevoli influenze mantenendo però intatta la sua forma originaria che perdura nel tempo. La storia della lingua napoletana, dunque, è molto complessa: potremmo dire che la data del 1442 costituisce quella giusta per la sua nascita, quando fece la sua comparsa nei documenti ufficiali sostituendo il latino; però di questo idioma esistono testimonianze scritte già dal 960. Essa è protagonista indiscussa di opere artistiche e canzoni ancora oggi cantate in tutto il mondo e che insegnano quanto una lingua possa oltrepassare i confini, con semplicità, arrivando dritta al cuore.

Parlare della lingua napoletana significa inevitabilmente parlare anche del teatro della tradizione italiana ed internazionale. Partendo dal napoletano di Pulcinella, passando per gli iconici Eduardo Scarpetta ed Eduardo De Filippo, alla prosa di Raffaele Viviani, per poi vivacizzarsi con Totò, Nino Taranto e colorarsi nell’estemporaneità di Massimo Troisi, di Vincenzo Salemme e Alessandro Siani.  E’ La stessa lingua appassionata che ha il volto della bella Sofia Loren, e offre un caffè sospeso a Luciano De Crescenzo. Parlano e scrivono in napoletano anche il cinema, l’arte, lo spettacolo, la letteratura, la prosa, la poesia e la gastronomia.

Un tesoro inestimabile per cui le Istituzioni sono scese in campo al fine di tutelarla e preservarla nel tempo. È già dall’ottobre del 2008, infatti, che il Consiglio Regionale della Campania ha tentato di tutelare l’identità della lingua napoletana approvando un disegno di legge d’iniziativa provinciale intitolato “Tutela e valorizzazione della lingua napoletana”. Nel 2010 si giunge poi ad una prima certezza e l’UNESCO ha riconosciuto il dialetto napoletano come «lingua» a tutti gli effetti avente anche un suo vocabolario; la prima lingua seguita dal siciliano, che precede l’italiano e ampiamente diffusa con le sue varianti nelle regioni meridionali, i cui territori costituivano il Regno delle Due Sicilie, prima dell’avvento dell’Unità d’Italia, quando appunto il «Napolitano» era la Lingua Nazionale. In questi giorni poi è stato tagliato un altro importante traguardo, ossia l’istituzione di un comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano.

A rendere noto il progetto è stato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, il quale ha dichiarato: “A farne parte il famoso scrittore Maurizio De Giovanni, Nicola De Blasi, Rita Enrica Librandi, Carolina Stromboli, Francesco Montuori, Armando De Rosa e Umberto Franzese. Tutti grandi esponenti dell’immenso patrimonio artistico e culturale partenopeo, che hanno contribuito alla conoscenza del “marchio Napoli” in tutto il mondo”.                                                                                                                                 

Quando abbiamo proposto la legge sulla tutela del patrimonio linguistico napoletano – prosegue Borrelli – sapevamo di aver dato vita a qualcosa di importante. La costituzione del comitato scientifico, con esponenti di così alta levatura, conferma la bontà della nostra iniziativa. In un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo è ancora più importante riscoprire, valorizzare e difendere la nostra cultura. Nominato il comitato, ora inizia la fase operativa, quella più importante”.

Questo progetto conferisce, dunque, alla lingua e alla città tutta l’importanza e la dignità che merita.

 

A cura di Pina Russo

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