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LA POSTDEMOCRAZIA.PARTIRE DALLE LEZIONI DELLA STORIA PER RIFONDARE LE SOCIALDEMOCRAZIE EUROPEE SU BASI RINNOVATE.

LA POLITICA E LA STORIA

L’Europa, e ora dopo l’avvento di Trump negli Usa di fatto il mondo, sono attraversati da un vento di rivolta. Questo flusso di opinioni, sentimenti, proteste, anche paure, nasce, sappiamo, dai grandi nodi che caratterizzano questa epoca ( grandi migrazioni, nuovo ruolo dei Paesi una volta poveri o in via di sviluppo, aumento delle diseguaglianze soprattutto nella parte piu’ ricca e avanzata del globo ). La ” rivolta” ha come principali obiettivi e avversari i sistemi delle grandi imprese trans nazionali, il mondo finanziario, insomma quell’establishment diventato il principale bersaglio critico delle opinioni pubbliche e di quei leader politici che, per mietere facili consensi, piu’ soffiano sul fuoco.

LE TESI DI COLIN CROUCH

Colin Crouch, il sociologo e politologo inglese che poco piu’ di dieci anni fa ha coniato il termine Postdemocrazia, analizzando i caratteri del sistema occidentale e concludendone che a quel potere fatto di grande finanza, aristocrazia imprenditoriale, organismi sovranazionali etc., non serviva una dittatura per esercitare il dominio, oggi ha corretto la sua stessa analisi. E cioe’ aggiungendovi che, di fronte al sorgere delle spinte nazionaliste ed estremiste, il timore e’ che la rivolta contro la Postdemocrazia conduca verso qualcosa di ancora peggio della Postdemocrazia. E per essere piu’ chiaro- ha aggiunto – come avvenne in Europa negli anni venti e trenta con Mussolini e Hitler.

LE LEZIONI DELLA STORIA

Pur essendo personalmente da tempo attento a questo ordine di riflessione ( chi segue quel che scrivo da anni lo sa) sentire direttamente nominare figure politiche così precise mi ha molto sorpreso e inquietato. Forse Crouch esagera ma a veder bene nel clima odierno non mancano tratti che richiamano quegli anni. A partire ovviamente dalla acutezza della crisi economica che, ad esempio nel nostro Paese, incideva duramente sulle categorie piu’ deboli anche a causa di una industria che stentava a riconvertirsi alla produzione di pace. In questo clima difficile, quando Mussolini comincia a strutturare il suo Movimento, Giolitti non vi diede troppo peso, pensando che non sarebbe andato t oltre gruppi di sbandati e di ex combattenti che si agitavano in quel disordinato dopoguerra. E invece quel nuovo leader, fin dai tempi del partito socialista, sperimentava nei metodi della lotta politica quelle caratteristiche di estremismo e di dileggio di avversari interni ed esterni che a tratti intravediamo anche oggi. E quando gli tocchera’ scegliere ( al primo congresso dei Fasci nell’ottobre del ’19) tra elementi di destra ed elementi di sinistra che si combattevano aspramente, Mussolini, pur scegliendo a destra ( anche per colmare i vuoti di anarchici, sindacalisti e socialisti che erano andati via ) , lo fa a malincuore. Questo perche’ aveva tenuto l’impalcatura ideologica del suo Movimento sempre sul vago tanto da consntire a ciascuno di interpretarlo a modo proprio. ” Questa fu, come scrive autorevolmente un giornalista serio e conservatore come Montanelli
, la caratteristica del fascismo anche dopo essere diventato un regime”.

IL QUADRO DI OGGI

Nessuna tentazione, ovviamente, di stabilire semplificati paralleli con l’oggi. Solo l’accortezza di richiamare cio’ che e’ avvenuto in passato, e non duemila anni fa ma nel novecento , da noi e nel cuore dell’Europa quando crisi economica, crisi della rappresentanza e insipienza delle vecchie forze politiche hanno aperto la strada a un regime autoritario efferato.Al punto in cui siamo, con l’integrazione europea ridotta a rappresentanza di austerita’ e impoverimento sociale , diventa proibitivo combattere il nazionalismo arrocandosi sull’Europa attuale. Al contempo l’Europa come progetto resta una cornice progressista essenziale e non devono esserci incertezze a fronteggiare la rivolta nazionalista senza scambiarla per una sorta di rivoluzione sociale.
Fronteggiare e non combattere, perche’ nessuna contraddizione in quel flusso deve essere sottovalutata. Per stemperare, assorbire, integrare e anche rappresentarne nel tessuto democratico le spinte. Così come alcuna contraddizione va sottovalutata nel campo opposto. Grandi coalizioni con le destre liberali sarebbero un suicidio, gia’ lo sono, ma, come ci spiega Crouch , queste due destre sono tra loro nemiche. Dunque su un piano non politicista e nella distinzione di campo ricercare anche li contraddizioni utili alle nostre battaglie. Come fu, da distinte posizioni istituzionali, la convergenza tra PCI e Dc, dei loro rispettivi popoli, contro il terrorismo di differente natura e contro le trame di settori statali deviati.

Naturalmente tutta questa riflessione acquista un senso se procede quel tentativo ,timidamente avviato ,di rifondare le sociademocrazie europee su basi rinnovate e se, queste e le sinistre residue, trovano insieme la strada di una riconnessione sentimentale con la odierna e piu’ complessa composizione di classe. Compiti alti e difficili dunque, che richiedono di mettere al bando navigazioni di piccolo cabottaggio da un lato o, di contro dall’altro, tentazioni di autosufficienza e arroganza.

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