Cultura

«La Prova del Cuoco» chiude dopo 20 anni: cronaca di un programma che ha fatto la storia

Prima degli impiattamenti e dei mappazzoni, dei Pressure Test e delle forchettine da dessert che non devono essere confuse con quelle da tè, c’erano il Pomodoro Rosso e il Peperone Verde, le Tagliatelle di Nonna Pina e l’orologio a forma di gallo che ci diceva quanto mancava al Tg1. È il 2 ottobre del 2000 quando Raiuno propone per la prima volta un format della BBC chiamato Ready Steady Cook, che tra parentesi chiude i battenti nel 2010. In una televisione in cui la cucina era un verbo sì e no a uso e consumo di Davide Mengacci e di Sereno Variabile, La Prova del Cuoco è il primo programma a ridare dignità ai sapori della tavola, a concentrarsi sulle preparazioni e a mostrare gli imprevisti tra i fornelli, perché non è mica vero che i fuochi rimangano lindi anche dopo che fai spippettare il sugo.

La ritrosia iniziale cede presto il posto alla curiosità e, in poco tempo, lo show diventa uno dei successi più sonori del primo canale, capace non solo di insegnare a migliaia di italiane come si infila la farcia in un calamaro al forno, ma anche di insegnare canzoncine per bambini che ti entrano in testa per poi non uscirne più.

A rendere il format unico nel suo genere è, poi, una padrona di casa che riesce con infinita naturalezza ad ammorbidire la rigidità di uno show preconfezionato trasformandolo in un varietà a sua immagine e somiglianza, in un’occasione per tinteggiare la cucina di mille colori e lanciarsi in conversazioni che ogni tanto scivolano nelle allusioni sessuali e ogni tanto nella gaffe nuda e cruda. Lei è Antonella Clerici, una delle poche conduttrici che si è sempre infilata i programmi come se fossero i vestiti di una cabina armadio senza fare eccezione con La Prova del Cuoco, che modella come un vaso di creta, smussando gli spigoli più appuntiti per creare un clima compagnone che per anni le vale l’appellativo di «regina del mezzogiorno», volto gentile che cucina e canticchia insieme a una squadra che la scorta con amore e le resta vicino anche nei momenti più difficili. Dalla vocina inconfondibile di Anna Moroni e i suoi «ti sei lavata le mani, tesoro?», che in tempi di Covid-19 acquista un valore tutto nuovo, alla professionalità di Beppe Bigazzi che, ahinoi, viene allontanato dal programma dopo che racconta dell’usanza vicentina di mangiare i gatti. Intanto negli anni il format si rafforza, conquista un pubblico sempre più ampio e, anche grazie a siparietti come quello della signora che telefona in diretta e, consigliata dal nipote malevolo, scambia la birra per la «borra», diventa un piccolo cult del genere, che nel 2008 passa la mano a Elisa Isoardi per permettere alla Clerici di partorire (ci tornerà dopo due anni, tra lacrime e un velo di amarezza).

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