Qui ed ora

L’ALLARME DI RAFFAELE CANTONE:”25 anni dopo Tangentopoli la corruzione in Italia è persino aumentata.”

Se a 25 anni da “Mani pulite” la corruzione come emergenza non è stata superata, c’è evidentemente qualche problema. Forse oggi è qualitativamente meno grave, ma è quantitativamente più diffusa”. Così il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, in occasione del Forum organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa su “Le nuove frontiere della corruzione”.  “Se questa è la situazione – ha spiegato Cantone – dobbiamo anche capire cosa persiste e perché persiste. Io credo che la corruzione sia cambiata nella qualità e quantità e che trovi terreno fertile nei mille gangli della macchina amministrativaProprio per questo sono contrario a chi pensa all’introduzione legislativa di altri reati per contrastare la corruzione. Bisogna intervenire sul piano amministrativo: trasparenza e semplificazione nell’azione amministrativa e nella gestione delle opere pubbliche sono il miglior antidoto alla corruzione. Non è detto che se mettessimo nuovi illeciti penali saremmo poi in grado di farli rispettare”.

 

La speranza della formazione di una nuova classe dirigente alla quale al Suor Orsola lavora anche il Prof. Cantone

 

Secondo Cantone, che stamane al Suor Orsola ‘festeggiava’ anche i suoi primi quattro anni di insegnamento universitario sulla legislazione antimafia, una delle soluzioni contro la corruzione dilagante “può essere proprio la previsione di specifici percorsi formativi nelle scuole e nelle Università affinché le nuove generazioni che saranno la futura classe dirigente del Paese siano più sensibili ai temi della legalità e dell’onestà”.

 

Un esempio formativo positivo ben diverso dall’esempio concreto negativo che oggi i cittadini ricevono dal sistema politico. “Ormai oggi viviamo una situazione paradossale nella quale al cittadino sembra quasi inutile essere onesto se vede che chi fa le leggi poi spesso non le rispetta”. Chiaro e netto il pensiero del presidente della quinta sezione del Consiglio di Stato Francesco Caringella partito dagli spunti di riflessione offerti dal suo volume “La corruzione spuzza” scritto con il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. “Se lo Stato non ha il senso dello Stato – ha evidenziato Caringella – è evidente che trasmette un modello negativo al cittadino che si sente quasi ‘legittimato’ a seguire quell’esempio”. Sarebbe però riduttivo secondo Caringella “considerare la corruzione soltanto come la malattia di un potere non soggetto alla legge, perché la genesi del fenomeno corruttivo va ricercata anche nella concezione culturale di una società ed è su questo che bisogna lavorare anche da un punto di vista formativo con i giovani nelle scuole e nelle Università”. Più precisamente ha chiosato Caringella “dobbiamo lavorare affinché per il cittadino essere onesti diventi utile”. 

Potrebbe piacerti...