Economia e Welfare

“LE ISTITUZIONI DEVONO RISCOPRIRE L’IMPEGNO DEL SERVIZIO, NON QUELLO DEL COMANDO”

Sabato c’è stata la visita di Papa Francesco a Napoli. Sono tanti i luoghi della città in cui il Santo Padre è stato, e tante le parole di speranza e conforto spese soprattutto per i più deboli. Ai microfoni di Radio Club 91, Samuele Ciambriello, durante la trasmissione ‘Dentro i Fatti’, ha chiesto un commento sull’evento tanto atteso, a Don Franco Esposito, uno dei tre cappellani del carcere di Poggioreale.

 

Perché sarà importante ricordare questa giornata napoletana del Papa? Secondo te apre una nuova pagina per la città?

“Il Papa è venuto per confermare e rafforzare la speranza di questa città. E credo che i primi che debbano ascoltare e mettere in pratica quello che il Papa ha detto sono  proprio quelle Istituzioni e quei responsabili che purtroppo continuano a portare avanti male la città. Importante l’invito che il Papa ha fatto al popolo a non rassegnarsi. Invita ad una lotta fatta di protesta e di denuncia. Spero che queste parole abbiano toccato tutti i napoletani, ma in modo particolare il cuore di chi ha il dovere di rispondere alle esigenze di questa città”.

Il Papa ha detto “La ‘buona politica’ è un servizio alle persone, che si esercita in primo luogo a livello locale, dove il peso delle inadempienze, dei ritardi, delle vere e proprie omissioni è più diretto e fa più male”.  Un commento a queste parole.

“Le Istituzioni devono riscoprire l’impegno del ‘servizio’, non quello del comando, dell’autorità, dei propri interessi. Se la politica non riscopre questa sua locazione al servizio, non è più politica. Credo che il Papa abbia voluto sottolineare proprio questo aspetto. Qui non si tratta solo di cristiani e non cristiani, ma di un impegno che deve essere un impegno umano al servizio dell’uomo. Spero che le Istituzioni abbiano ascoltato queste parole e le mettano in pratica il prima possibile”.

La visita del Papa al carcere di Poggioreale ti ha visto protagonista. Il Papa arriva alle 13.10 e con te e gli altri due cappellani benedice il giardino, la statua di San Francesco, saluta i presenti, poi entra dentro e pranza con 120 detenuti. Ci fai una fotografia di questa bella esperienza che ho avuto il dono e il privilegio di vivere anche io in prima persona.

“L’accoglienza che il Papa ha ricevuto è stata un’accoglienza meravigliosa. Si è sentito tutto il calore dell’incontro. La  benedizione di questo angolo di fiori con la statua di San Francesco al centro, chiamato ‘Il Giardino di Francesco’, è stato un segno profetico. Vuole essere il simbolo dell’impegno dell’amministrazione, del volontariato, degli educatori che si stanno dando da fare affinché il carcere passi da un deserto dell’anima a un giardino, da  luogo di sofferenza umana a luogo dove sia rispettati la  dignità, e dove il carcerato si senta considerato come persona e non come reato”.

Il Papa ci ha ricordato che il primo Santo è stato un carcerato, il buon ladrone.

“Si, il primo Santo è stato un ladro, un condannato. Il Papa lo ha sottolineato proprio per dire che l’esempio a cui deve  guardare la società è questo: il perdono di Dio. Perdonare significa dimenticare, e dimenticare non significa essere buonisti, ma dare una possibilità di riscatto all’uomo: è quello che fa Dio con noi continuamente. La società cristiana deve imparare da questo esempio. Nessuna parola di giudizio e di condanna per i carcerati, è questo quello di cui hanno bisogno i nostri detenuti, nessuna pena cambia il cuore dell’uomo, solo accoglienza e misericordia. La pena fa soffrire e incattivire, e non permette un reinserimento nella società. Il Papa ci ha riportato l’ esempio del buon ladrone per darci speranza, e il carcere di Poggioreale, in questo periodo, sta andando in questa direzione, sta dando i segnali di luce di cui il Santo Padre parla”.

 

 

 

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