Solo pochi mesi fa, nemmeno il pensiero sembrava possibile, tant’era la distanza ed il distacco tra i due leader coreani, il nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano Moon Jae-in. In quest’area del pianeta la storia si riscrive con il più usuale e semplice gesto, una stretta di mano, che ha cambiato le sorti stesse degli avvenimenti. I capi dell’ultima nazione divisa nel mondo si sono dati appuntamento a Panmunjom, divenuto simbolo della divisione, dichiarava il Presidente della Conferenza Episcopale coreana, l’arcivescovo di di Gwangju, Hyginus Kim Hee-Joong, «Questo vertice pone fine a un conflitto in atto da lungo tempo e diventerà una pietra miliare della pace sulla penisola coreana. È un evento storico che attrae il mondo intero» e «sarà un punto di svolta per la riconciliazione e la pace nel mondo» dal prelato traspare soddisfazione e gioia per quello che si può definire «un evento storico, una pietra miliare della pace». «A nome della Chiesa in Corea — ha aggiunto Hyginus Kim Hee-Joong — mi auguro il successo del summit, secondo le aspettative e nell’interesse del popolo coreano e di tutti i popoli. Pregate che, come il Signore risorto ha fatto discendere la pace sui suoi discepoli, possa ancora oggi donare alla penisola coreana, una pace duratura».Anche il Vescovo di Daejeon Lazzaro S.E. You Heung-sik, , Presidente Del Comitato Per La Pace Della Conferenza Episcopale Coreana, «è un giorno storico. Affrmando di avvertire una certa commozione. Piangevo nel vedere le immagini. Il processo di riconciliazione è avviato. Ora non si può più tornare indietro».
Il vescovo ha voluto porre in evidenza, durante un comunicato stampa, l’importanza e la risonanza dell’appello lanciato mercoledì scorso all’udienza generale del Santo Padre Francesco, che augurava al summit intercoreano di avviare un dialogo trasparente e un percorso concreto di riconciliazione
Raffaele Fattopace