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L’Iran: “La nostra risposta sarà contro siti militari”. Parlamento Iraq: “Via i soldati Usa e i loro alleati”

Dopo l’uccisione del geneale Qassem Soleimani, cresce la tensione tra Iran e Stati Uniti. “La risposta di Teheran sarà sicuramente militare e contro siti militari”, ha detto Houssein Dehghan, uno dei più stretti consiglieri dell’ayatollah Ali Khamenei, replicando a Donald Trump. Il parlamento iracheno intanto ha approvato una risoluzione che chiede di metter fine alla presenza di tutte le truppe straniere nel Paese.

Il provvedimento, votato dal parlamento iracheno a favore della risoluzione che chiede al governo di Baghdad di far ritirare dal Paese i soldati della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, dovrebbe riguardare anche i militari italiani. In questo momento sono dispiegati: un contingente di carabinieri a Bagdad, con compiti di addestramento; il contingente di truppe speciali, la Task Force 44, concentrato soprattutto nella zona settentrionale di Kirkuk; il gruppi degli addestratori a Erbil, nel Kurdistan. In tutto sono presenti in Iraq 926 militari italiani.

Il capo di Hezbollah libanese, Seyed Hassan Nasrallah, ha detto di avere incontrato il generale iraniano Qassem Soleimani una settimana prima della sua uccisione e di averlo avvertito del pericolo, ottenendo come risposta una risata del capo della Forza Qods dei Pasdaran. “Gli ho detto che sui media americani si parlava di lui, avvertendolo che quello era un avviso di pericolo per il suo assassinio”, ha ricordato Nasrallah. “Lui – ha aggiunto – ha fatto una risata e ha escluso che ci fosse una tale possibilità”.

 

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