Officina delle idee

Lo scugnizzo e il Panzer

I testimoni di quell’epopea diventano sempre più rari e sempre  più il ricordo di quei giorni eroici e determinanti per l’andamento della guerra  si avvia ad essere una celebrazione di routine,una cerimonia senza cuore e senza passione.

Sarà bene allora ricordare quei tempi con tutto il loro carico di sangue, terrore, sofferenze e fame.
Napoli, piegata da 120 bombardamenti, senza acqua né elettricità, senza viveri e coperta di macerie,sotto cui giacevano centinaia di morti che non si poteva seppellire ,esplose quando le truppe naziste si misero alla caccia degli uomini giovani per usarli come schiavi nello scavo delle trincee con l’Organizzazione Todt e quando decisero di dare un esempio di ciò che potevano fare fucilando in pubblico innocenti militari italiani.

La scintilla che fece scoppiare la ribellione fu la fucilazione pubblica, sulle scale dell’Università, di un marinaio ignoto che tutta Napoli sentì come proprio figlio.

Un popolo lacero, affamato e senza armi aveva di fronte uno degli eserciti più forti del mondo, armato della tecnologia militare più avanzata del momento e dotato di una forza corazzata modernissima costituita  dai famosi “Tigre”.

Eppure la forza di quest’esercito,la supponenza della casta militare prussiana dovette ignominiosamente piegarsi di fronte alla rabbia di un popolo intero.

Simbolo di quella lotta sono gli “scugnizzi” napoletani, i ragazzi della strada, i figli dei ceti più poveri della città.

Guardate le rare testimonianze fotografiche di quell’eroico episodio: vi vedrete adolescenti magri, emaciati, vestiti alla bell’e meglio con le giacche dei loro padri, che tentavano di darsi un’aria spavalda  esibendo una modesta sigaretta che non riusciva a dare al loro aspetto un carattere adulto.

Furono la punta di quel movimento al quale parteciparono interi quartieri che trasformarono le vie ed i vicoli di Napoli in una trappola mortale per il più organizzato degli eserciti.

Fu la vittoria della fantasia e della rabbia sulla violenza codificata in rigide regole dell’esercito nazista.

Gli storici ancora si interrogano sulla reale spontaneità di quella rivolta che, dopo il primo giorno di caos,si organizzò e strutturò in maniera straordinaria, per l’intervento degli antifascisti che, politicamente consapevoli, uscirono dalla clandestinità garantendo anche la tenuta dell’ordine pubblico nei giorni  di vuoto fra la fuga dei nazisti e l’arrivo degli alleati.

Noi pensiamo che questo embrione di direzione politica sia stato il vero fattore di successo che ha reso efficace e vittorioso l’eroismo popolare, “scugnizzi”  in primis.

Dobbiamo essere fieri di questa parte della nostra storia e trasmettere, con mezzi adatti, questo orgoglio alle nuove generazioni.
Coinvolgiamo le scuole in queste celebrazioni, insegniamo ai nostri figli, ai nostri nipoti che un popolo che si batte per la sua libertà non può  subire sconfitte.

Visitiamo con rispetto i luoghi del martirio: le scale dell’Università, il ponte della Sanità, la Masseria Cardone ed impegniamo il Comune a restaurare le lapidi che ricordano gli episodi più eroici. Mancheremmo di rispetto alla memoria di quelli che battendosi e morendo, hanno garantito a tutti noi  la possibilità di vivere in democrazia se le lasciassimo nello stato di vergognoso abbandono in cui si trovano consapevoli che un popolo senza memoria non ha futuro.

Onore ai caduti delle “Quattro giornate”! Onore al popolo napoletano che,primo in Europa, si liberò dai nazisti con le sue forze!

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