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M5s-Pd, prove di dialogo: oggi lʼincontro dei capigruppo

Partita ufficialmente l’ipotesi del governo giallo-rosso, con i due leader impegnati al momento a fissare paletti. E’ fissato alle 14 l’incontro tra i capigruppo di M5s e Pd, in un luogo ancora da definire. Lo si apprende da fonti parlamentari Dem. In campo, oltre a Zingaretti e Di Maio che lavorano nelle retrovie, i colonnelli di Pd e M5s, tra distinguo e timide aperture. Intanto Mattarella attende e spera in un accordo, serio e duraturo. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti è intanto arrivato intorno alle 8,40 nella sede del partito dove stanno giungendo gli altri dirigenti Dem, tra cui il presidente Paolo Gentiloni, la vicepresidente Anna Ascani, il vicesegretario Andrea Orlando e il tesoriere Luigi Zanda. Da parte loro nessun commento sull’incontro dei capigruppo di M5s e Pd.

“L’esperimento gialloverde lascia l’economia in recessione e l’Italia in un isolamento internazionale senza precedenti. Perciò il tema è cosa è utile al Paese. Noi abbiamo detto no a manovre di palazzo per evitare il voto. Un nuovo governo ha senso soltanto se si svolta sui capitoli indicati dalla nostra direzione”, afferma invece il membro della direzione dem Gianni Cuperlo in un’intervista a La Stampa. Dello stesso tenore l’intervento e il commento di Matteo Orfini, che dice: “E’ chiaro che l’accordo è un lavoro complicato, M5S non è una costola della sinistra, è una forza politica alternativa.

Cautela anche dalla sponda M5s. “Il confronto è aperto con chi vuole affrontare i nostri temi. Ieri è stata una giornata molto confusa sul taglio dei parlamentari. L’assemblea ha dato mandato per fare chiarezza”, afferma il vicepremier Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della sera. “Il taglio si fa subito, non si rinvia, non ha senso. In politica per anni abbiamo sentito dire lo faremo, lo faremo. È ora di fare adesso, non domani. Se c’è volontà si fa adesso, è già calendarizzato”, aggiunge, “i nostri capigruppo si vedranno per parlare, anzitutto, del primo dei 10 punti: il taglio dei parlamentari. Da lì si capisce se c’è davvero la volontà di cambiare le cose”.

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