Officina delle idee

Mai per amore

Circa un mese fa, mi ha telefonato dalla Francia Cr. romena che ho aiutato per anni nelle sue peregrinazioni in Europa  con la famiglia con quattro figlie, dal tono della voce ho capito che era preoccupata perché all’improvviso esclama: «N. non c’è più  con noi». Ho pensato subito a qualche malattia  o incidente  mortale per la prima figlia quattordicenne. Mi precisa invece che dalla sera precedente non era tornata a casa dalla scuola, avevano allertato la polizia francese ed avevano accertato anche da altre informazioni che era stata  presa da una cattiva famiglia romena che non conoscevano – forse per il loro figlio – e portata in Romania. Erano perciò in partenza per la Romania per proseguire le ricerche della figlia con l’aiuto della polizia del loro paese. Ho mostrata la mia compartecipazione alla triste vicenda, e chiesto di informarmi successivamente sul risultato delle ricerche.

Sono rimasto preoccupato, anche perché da lontano sulla base di una telefonata non si può accertare la veridicità di un episodio e si può pensare che fosse un modo per avere qualche aiuto per il loro improvviso viaggio di ritorno nel loro Paese. Ho narrato il fatto a P. che gestisce un ambulatorio medico gratuito a Scampia che mi dice subito: «Non ti preoccupare, per la  loro cultura sanno come regolarsi in queste situazioni». Il riferimento è alla transazioni matrimoniali  che per noi riguardano minori. Lunedì Cr. mi telefona di nuovo dalla Romania  per dirmi che N. impaurita per la vicenda è di nuovo con loro, che effettivamente era stata rapita, ritrovata, e  la famiglia rapitrice tutta incarcerata dalla polizia.

Al di là della storia del rapimento o meno, l’episodio comunicato via telefonino  richiama aspetti culturali riguardanti l’età del matrimonio e le transazioni matrimoniali per le culture non tanto dei Rom ma di Paesi dell’Est europeo. Un precedente Prefetto di Napoli, dott. Pansa ora capo della polizia, a questo proposito mi diceva  alla fine del decennio precedente che se continuavano nei campi rom matrimoni combinati per dodicenni, la moglie lo avrebbe redarguito. E per quanto ci consta qualche cambiamento a questo proposito è avvenuto tra le famiglie dei campi nomadi. Forse per una più diffusa scolarizzazione e scambi con la nostra cultura. Rimane la condizione debole della donna in questa ed altre culture non solo per l’età del matrimonio, ma perché le famiglie di appartenenza decidono per le loro figlie e figli.

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