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MANIFESTAZIONE MUSICALE NEL CARCERE FEMMINILE DI POZZUOLI. LA MIA PRIMA VOLTA

“Se un risultato arriva senza fatica, é più frutto di fortuna che merito. La fortuna va bene ma non educa. Il merito richiede sforzi ma ricambia in consapevolezza e soddisfazione.”

Accettare l’invito del Direttore, Samuele Ciambriello, nonché Garante delle persone private della libertà personale,  a seguire la manifestazione tenutasi nel carcere femminile di Pozzuoli, è stato naturale e spontaneo: già, spontaneo ma non ponderato.

Tra il pensiero di entrare per la prima volta in un carcere e farlo davvero, qualcosa cambia. I controlli all’ingresso, il rumore dei cancelli. Sembrerà strano, in fondo ero perfettamente cosciente che nel giro di una o due ore avrei rifatto la strada in direzione contraria, eppure il clangore del metallo lo ricordo ancora.

Miei cari lettori, ero in un carcere vero, con delle detenute, disgraziate di cui si sente parlare in tv, alcuni delle tante “altre” da cui, più o meno consapevolmente, prendiamo le distanze. È stata una sensazione strana. Un mix di agitazione, eccitazione, curiosità, nervosismo, avevo mille dubbi, mille domande. Come si svolgerà l’incontro? Cosa posso dire a queste donne per cercare di entrare in contatto con loro? Sarò all’altezza di farlo?

Coltivo una mente aperta e non sono incline al pregiudizio ma mentre percorrevo quel giardino sentivo quella vocina che si faceva spazio. “Perbacco, in fondo è vero che una prigione non è un albergo: se non volevate finire in una cella, c’è sempre una scelta! Va a finire che glielo dico proprio”.

Anche a questo ho pensato. Poi ho incontrato Antonella, Giovanna, Margot e “l’Argentina” e ascoltando queste parole:  “Quando arrivi tra queste mura ti senti spaesata, vivere qui non è affatto semplice. Ti ritrovi a vivere in una cella con 8 detenute dove spesso oltre ad avere del disagio per il mancato spazio devi resistere alle gerarchie che si vengono a creare quando c’è il “bulletto del villaggio”.

Capisco che non ho capito niente, che il bivio è sempre dietro l’angolo e che non ci finisce solo Totò Riina con le manette ai polsi: che per un delinquente per cui bisognerebbe gettare le chiavi, ci sono cento scelte sbagliate da non rifare, attimi girati male che devono avere un’altra opportunità.

Non che prima non lo sapessi, ma guardarsi negli occhi è un’altra cosa. È stato interessante vedere come da un inizio un po’ più freddino in cui erano scostanti, in cui sembravano non fidarsi, si é invece passati ad uno scambio al confronto, da cui sono venute fuori un sacco di cose interessanti.

Durante, quest’incontro si è tenuta la manifestazione musicale promossa dal Garante Campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello insieme all’associazione culturale Ad alta voce, presieduta dal maestro Carlo Morelli. Un progetto caratterizzato da diversi incontri di attività musicali e teatrali, e che si è concluso oggi nel carcere femminile di Pozzuoli. Per l’evento 9 detenute, preparate dal maestro Carlo Morelli, da Serena Matrullo e Luigi Nappi si sono esibite in brani del repertorio della classica canzone napoletana.

Ogni, anno il 21 Giugno, si festeggia la festa della musica, dopo un periodo di chiusura totale, questa giornata è stata un tripudio di spensieratezza e di ritorno alla normalità si è esibito anche Ciambriello con “Sapore di sale” regalando un sorriso alle detenute. “La Musica, il teatro, la cultura sono i potenti antidoti per combattere mafie e diseguaglianze” ha affermato Ciambriello. ” L’ anagramma di carcere è cercare, cercare un nuovo punto di partenza per costruire un futuro migliore” ha concluso.

L’Associazione culturale Ad alta voce da anni collabora con il Professore  Ciambriello,  per portare la Cultura della Bellezza nelle carceri, nella convinzione che le arti possano salvare le persone dall’abbruttimento e dal degrado delle periferie.
“La politica dovrebbe essere il sinonimo di progetto che, desse la possibilità di riiniziare nella massima democrazia una nuova vita. La musica è antidoto, è bellezza colorita che ha permesso a queste donne di avere un momento di spensieratezza. Ringrazio in primis Samuele che ha dato vita a questa iniziativa, ma soprattutto a queste donne che si sono impegnate per dare vita a questo spettacolo”, così, il maestro Morelli a fine manifestazione è stato allestito nei giardinetti della casa circondariale un buffet offerto dalle detenute grazie all’impegno che stanno mettendo nell’imparare a fare le pizze con l’Associazione Generazione libera di Caserta.

All’evento presente anche la direttrice di Pozzuoli, Marialuisa Palma; “Ringrazio Samuele, per l’impegno che mette ogni giorno nel realizzare progetti che possano rieducare queste donne ma soprattutto per dar voce ai loro diritti. In questa giornata abbiamo voluto omaggiare la donna e tutti i suoi diritti.” Nel giardino è stata costruita una panchina rossa per ricordare i diritti delle donne con un’opera che rappresenta un abbraccio di Teresa Cerva”.

All’incontro era presente la Senatrice della commissione giustizia, Valeria Valente che ha dichiarato: “Nella vita tutti possono sbagliare. Nessuno deve essere punito, questa esperienza deve essere vissuta come rieducazione. Una rieducazione anche con voi stesse, perché solo credendo in se stessi si può godere di una vera e propria libertà. Io intanto, lavorerò affinché, ogni donna possa avere le pari opportunità. Perché solo in questo modo si può essere parte integrante di una società”. 

L’evento si è concluso con un annuncio lieto in diretta del garante Ciambriello ad una detenuta che si è esibita: ” Signora Argentina, dopo l’esibizione sei ufficialmente libera. Abbracci e libertà. “

Ora, miei cari lettori, vi chiederete che ricordi porto di questa giornata? Tutti i visi, qualche storia, più che altro accennata o lasciata intendere, curiosità, uno sguardo basso ma molto attento,

Con questo incontro, che spero sia solo il primo di tanti, ho avuto conferma di quanto sia importante e quanto sarebbe utile per tutti, per noi e per loro(perché i pregiudizi sono da entrambe le parti) , avere più scambi di questo tipo.

Questo porterebbe noi ad avere meno pregiudizi verso queste persone, perché come ricorda sempre il Professore, sono delle persone e non dei numeri, e dunque, a vederle intanto persone come noi, con dei sentimenti esattamente come i nostri, con i loro traumi e le esperienze dolorose alle spalle, proprio come qualsiasi essere umano, sembra banale, ma aiuta a mettercisi sullo stesso piano.

E allo stesso tempo porterebbe loro a capirci di più, a vedere che non tutti li odiano e li disprezzano. Sono entrata su un piedistallo, anche se non ci pensavo, e invece credo di aver ricevuto più di quello che ho dato.

C’è bisogno di più interazione tra questi due mondi, più dialogo, tra queste due diverse realtà che camminano sue due strade parallele, ma comunque gomito a gomito, dove é inevitabile urtarsi a volte, perché allora non cercare, o almeno provare a camminare a braccetto, cercare un’integrazione?

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