Economia e Welfare

Mian Villa, un bene confiscato alla camorra gestito dalla cooperativa “Il Quadrifoglio”, in favore di minori e adolescenti


Stamattina il garante dei detenuti Samuele Ciambriello ha fatto visita a Mian Villa, un bene confiscato alla camorra. In origine era la dimora di Gennarino la Scimmia, del clan Ricciardi, insieme alla depandance dove viveva la madre.

La villa venne confiscata e messa a gara. Rifiutata da molti, fu ottenuta nel gennaio 2015 dalla cooperativa “Il Quadrifoglio” che ha fatto partire “Servizi laboratori di educativa territoriale”, un progetto in collaborazione con il Comune di Napoli presente in tutti i quartieri della città.

Oggi c’è stato un incontro di aggiornamento e riflessione tra gli educatori, il garante e un gruppo di studentesse e tirocinanti della Federico II e della Suor Orsola Benincasa.

La coordinatrice Maria Ambrosio ha spiegato ai presenti che l’edificio si divide in due piani con aule ricreative dedicate a 48 minori dai 6 ai 16 anni. I bambini sono divisi in gruppi e vengono segnalati per dispersione scolastica o per altri motivi, sempre riferiti ai servizi sociali.

Il progetto mira all’attuazione di percorsi educativi attraverso laboratori come quello di ceramica, presente al piano inferiore, e l’aula computer. La depandance è stata adibita a palestra e sala da ballo per coinvolgere i bambini in attività motorie.

Ha preso la parola l’educatrice Giusi Maruzzella: “Specifichiamo che non siamo oratorio o doposcuola, ma un servizio sociale essenziale perché c’è la necessità di inserire i bambini in contesti diversi”.

Riferendosi al progetto: “Rappresenta un raggio di sole all’interno di un quartiere privo di possibilità”.

Ogni gruppo ha due educatori per 16 bambini, i quali vengono segnalati per dispersione scolastica o per altri problemi. Quando un bambino entra nella cooperativa si chiede il sostegno dei genitori e un rapporto con l’insegnante e il servizio sociale”, ha spiegato. “È essenziale la collaborazione con i vari servizi per creare una rete. C’è una valutazione iniziale dei gruppi, durante il percorso, e quella finale per capire gli obiettivi raggiunti”.

La fiducia è imprescindibile, sia per il genitore nei nostri confronti, sia per il bambino. Gli orari che facciamo sono dalle 15.15 alle 19.15. Le prime due ore sono dedicate all’accompagnamento scolastico cercando linee guida per le carenze del minore. Il resto del tempo è per il laboratorio vario: espressivo, sportivo, emotivo”.

Maria Ambrosio, coordinatrice, è intervenuta: “Oltre a lavorare all’interno, è presente sul territorio “Abitare la strada”, un progetto che aiuta i ragazzi a stabilire le regole anche all’esterno. Lo spazio diventa fondamentale per i bambini che acquisiscono l’idea di “stare insieme” anche fuori dalla villa”.

Il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello ha preso parola dopo aver letto la Parabola del buon Samaritano del Vangelo di Luca: “Un uomo vive una situazione di povertà, fisica e psicologica. C’è il rischio che persone così possano restare sole sul ciglio della strada. La compassione inizia nel fermarsi”.

Passarono un sacerdote e un letterato che andarono via, poi un Samaritano, potenziale nemico dell’uomo a terra, si fermò. Il primo atteggiamento di chi vuole dare una mano è fermarsi, ma la compassione da sola diventa tenerezza. “Si chinò e gli fasciò le ferite”, il primo livello della compassione è fermarsi poi chinarsi sul bisognoso, sporcarsi le mani. “Lò caricò sul proprio asino”, quindi sulla sua proprietà privata e “lo portò in una locanda”, luogo attrezzato per curare le ferite”.

“Il giorno seguente” ci fa comprendere che ha dormito con lui, inserendolo nel suo tempo. “Te lo pagherò al mio ritorno”, la dimensione vera della condivisione vive la continuità”.

Riassumendo: “Siamo partiti dalla condivisione come fermarsi, poi sporcarsi le mani, caricare la persona nella propria intimità, portarla in un luogo fisico, fino al ritorno come dimensione dinamica”.

La condivisione viene esposta quindi come un processo continuo e non statico, che segue diversi livelli. Oltre alla teoria, in questi casi è essenziale “avere il cuore”.

La sociologa Marina d’Auria si è esposta riguardo le REMS: “Nel 2015 vengono istituite le REMS dopo aver abolito i manicomi. La società chiede allo Stato maggiore sicurezza, ma come? Prendere le persone e chiuderle per stare più tranquilli. Non è così che funziona, questo non porta beneficio alla società, alla famiglia ed ai soggetti stessi”.

Attorno alle REMS non c’è una rete che è essenziale per il paziente. Si devono elaborare i PTRI, progetti terapeutici individuali. Queste persone sono sole e perdono la propria dignità e identità che possono crescere solo con una rete”.

Le REMS, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ospita persone affette da disturbi mentali che hanno commesso reato. Come affermato dalla sociologa: “Vengono messe in luoghi isolati e non è possibile formare reti. È necessario creare opportunità all’esterno. Si deve offrire una possibilità concreta a queste persone. Nel momento in cui gli si dà dignità, diventa un progetto fruttuoso”.

Il prezioso insegnamento scaturito da questa visita è sicuramente il concetto di condivisione esposto dal garante tramite il Vangelo. In Mian Villa si nota questo valore nelle parole dei collaboratori e nella passione per questo progetto che cerca di “offrire opportunità” ai minori in un quartiere difficile come quello di Miano.

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